1953. La Porsche presenta una nuova versione della 356. Ha sedili sportivi, finestrini di plastica, un parabrezza abbassato e curvo. Si chiama Speedster ed è destinata a diventare un paradigma di sportività.
Salone di Francoforte del 1987. La Speedster rinasce. Questa volta è basata sulla 911, cavallo di battaglia delle Casa di Stoccarda: lo spirito è lo stesso. Anche questa volta il segno distintivo è costituito dal parabrezza più basso e inclinato; spunta un nuovo elemento distintivo, la doppia gobba posteriore, alle spalle dell'abitacolo.
Parigi, 2010. Si apre il sipario sul terzo atto della Speedster. In omaggio alle origini, la produzione sarà limitata a 356 esemplari: il destino da pezzo pregiato per collezionisti è assicurato? Fedele alle origini, il look: più bassa di 6 cm, col parabrezza più inclinato, sfoggia la doppia gobba che copre il vano destinato ad accogliere la morbida capote di tela. Il posteriore è più largo di 4,4 cm: tanto per avere un look ancora più aggressivo.
Emozioni garantite. La meccanica, ovviamente, deve essere all'altezza dell'immagine. Così Porsche adotta per la nuova 911 Speedster la versione del boxer 3.8 litri da 408 CV, 23 in più rispetto alla Carrera S. Il cambio è il Pdk a 7 rapporti, la trazione solo posteriore, i freni carboceramici, le sospensioni "intelligenti" (Pasm). Curati allo spasimo gli allestimenti interni, nuovo il colore della carrozzeria: un Pure Blue inedito, concepito apposta per questa serie speciale, accompagnato da particolari neri. Su richiesta, e senza extra costi, la si può avere in bianco Carrara. La Speedster è tornata, dunque. L'avranno in pochi, la sogneranno tanti. E. D.
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