Cambiare poco, almeno all’apparenza, per affinare il tutto. È la parola d’ordine quando si parla di un’icona come la Volksvagen Golf. Cosi, al restyling della settima serie, si è deciso di effettuare lievi modifiche estetiche, intervenendo più radicalmente nel comparto motorizzazioni e infotainment. Sulla Golf in prova diventa protagonista il tre cilindri 1.0 turbobenzina da 110 CV, qui abbinato al cambio manuale a sei marce (il Dsg è a richiesta). A proposito del doppia frizione: nel febbraio 2016 provammo la prima Golf 1.0 tre cilindri, allora da 115 CV, abbinata proprio al Dsg. Vediamo, ora, quali sono le differenze. L’auto in prova, in allestimento Business, mostra a centro plancia il nuovo, elegante sistema Composition media, con schermo touch da 8”: qui è di serie e fa un figurone, con una grafica bella nitida.

Facile e intuitiva. Su strada la compatta tedesca si conferma agile, ma soprattutto facile e intuitiva da guidare. Una delle sue armi migliori, infatti, è l’equilibrio, che rende tutto abbordabile: la Golf, insomma, è sempre lei, adatta a una clientela molto ampia. Merito anche dello sterzo progressivo, che ha sensibilità e carico corretti. L’equilibrio generale, però, non esclude di potersi regalare pure qualche soddisfazione: anche impegnata, infatti, la Golf non fa una piega e il comportamento resta sincero e sicuro. Inoltre, la trazione è molto efficace, grazie alla presenza, di serie, del differenziale autobloccante elettronico Xds+. E l’assetto? È ribassato di 15 mm, senza essere estremo. Anche perché la gommatura 205/55R16 è normale. Nonostante ciò, abbiamo rilevato una certa differenza tra il buon lavoro compiuto dall’avantreno e le reazioni abbastanza marcate che si registrano dietro. L’abitacolo, comunque, risulta silenzioso: di decibel ne filtrano pochi, anche in velocità. E pure in questo la Golf ha il suo perché.
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