Una lunga estate calda per ripartire e non chiudere. La Pedemontana lombarda ci prova: la A36, compirà – con le prime due tratte realizzate e le tangenziali di Varese e Como – due anni in autunno ma, secondo il bilancio 2016, ha risorse solo fino a gennaio 2018. Per quella data, termine ultimo per una ricapitalizzazione, o si troveranno nuova linfa – a nove zeri, si parla di 3 miliardi di euro – e soprattutto nuova credibilità, o sarà difficile ipotizzare non solo il completamento dell’opera, oggi ferma a un terzo del progetto, ma perfino un futuro della strada che avrebbe dovuto snellire i collegamenti Est-Ovest in Lombardia.
Passaggi sotto le stime. Secondo molti, l'arteria, che ha avuto una gestazione almeno ventennale, è nata vecchia e mastodontica rispetto all’effettivo traffico su quella direttrice. Prova ne sono i dati di frequenza al di sotto delle stime, per una forbice che va dai 7 mila ai 15 mila passaggi giornalieri a seconda delle tratte, con la tangenziale di Varese fanalino di coda. Il totale degli incassi di 23,6 milioni di euro è reso ancora più modesto dai portoghesi, che in realtà sarebbero in buon numero svizzeri o frontalieri. Sì perché, complice un sistema di pagamento free flow poco integrato con quelli della rete autostradale italiana, sulla Pedemontana si sfreccia liberi su tre corsie, senza caselli: hanno abilitato al pagamento con il Telepass l’11% degli utenti, mentre il 70% ha scelto la registrazione, inizialmente molto faticosa, al servizio Conto Targa. È possibile mettersi in regola, via web o call center, entro 15 giorni dal passaggio, ma sono in pochi a farlo. A gennaio 2017, inoltre, fra i comuni di Albairate e Rosate sono stati rinvenuti migliaia di solleciti abbandonati in un campo: la società Autostrada Pedemontana Lombarda (Apl) si è mossa subito con una querela verso le società che gestivano questi recuperi, ma intanto il “vulnus” di un sistema poco snello e facilmente aggirabile è parso evidente.
Una nuova app. Oggi c’è anche Pedemontana Lombarda, una nuova app (si scarica gratuitamente da Google Play o Apple Store ed è il restyling della prima versione) che, con una più facile registrazione rispetto al portale Conto Targa, permette di addebitare su carte di credito o tessere prepagate i passaggi a scalare e anche di saldare vecchi debiti. Indubbiamente, però, attendere a casa la multa o il sollecito è la modalità fino a oggi preferita da oltre due milioni di persone.
Recupero crediti. Per ora sono circa mezzo milione le lettere partite, ma da Assago, sede dell’A36, si preferisce non rendere pubbliche le stime dei mancati ricavi. Anche perché pure il recupero crediti ha un suo costo: una buona percentuale dei pagamenti non riscossi riguarderebbe, infatti, automobilisti svizzeri o frontalieri. Per questo Pedemontana ha incaricato una società di Coira di agire in territorio elvetico per essere più efficace oltre confine e nel frattempo ha avviato una collaborazione con il Touring Club svizzero per favorire, attraverso un ufficio preposto nel comune ticinese di Rivera, l’integrazione e il pagamento di questa autostrada di confine.
Traffico (troppo) scorrevole. A prescindere da chi non paga, sono i dati di traffico a non convincere: si attestano sotto le aspettative anche nel 2016, il primo anno di esercizio di entrambe le tratte (sia le tangenziali A59 e A60 sia le tratte A e B1 della A 36, per un totale di poco più di venti chilometri). Il presidente della società, Antonio Di Pietro, non ha mai nascosto le criticità. A poco meno di un anno dal suo insediamento, l’ex magistrato ha deciso di lasciare. Ed è di queste settimane il passaggio di consegne con Federico Maurizio D’Andrea, manager con un passato in Telecom e Olivetti. A lui spetta l’onere di mettere le mani nei numeri di Apl, che ha chiuso il 2016 con un disavanzo di bilancio di 7,7 milioni.
I dubbi sul closing. A preoccupare sono i tentativi, finora andati a vuoto, di trovare investitori interessati all’opera per realizzare un closing finanziario, indispensabile al prosieguo dei lavori. Anzi per riprenderli, dato che sono fermi dalla fine 2015, gravati anche da una serie di diatribe legali fra l’Autostrada e l’austriaca Strabag che si è aggiudicata del lotto B2, il prossimo che dovrebbe partire e collegare Lentate sul Seveso a Cesano Maderno riqualificando (e introducendo il pedaggio) la Milano-Meda. Un tracciato ormai al collasso, che molti pendolari, pur a fronte di una riqualificazione, non sarebbero felici di dover pagare.
Piano B. Potrebbe far risparmiare almeno 1 miliardo, sui 3 (almeno) ancora necessari, il piano B più volte abbozzato alla società da parte di un pool di sindaci della Brianza interessati dalla tratta B2. L’idea sarebbe di riqualificare la Milano-Meda sì, realizzando in questo modo un’autostrada leggera che, senza terze corsie sovradimensionate, confluisca nel sistema delle tangenziali milanesi già esistenti. Senza dunque proseguire effettivamente verso Bergamo e Brescia. Fino a oggi, però, quest'idea è sempre stata respinta con la convinzione che costi di più non finire la Pedemontana, piuttosto che realizzarla. Amara consolazione cui si può credere forse, ancora per sei mesi. Poi si vedrà.
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