L’Iveco destina un investimento per complessivi 40 milioni di euro – di cui 35 provenienti dai fondi del Pnrr - nei due siti italiani dove finora produceva solo motori termici: a Torino, casa dei 4/6 cilindri medi, e a Foggia, dove un altro stabilimento di FPT realizza i propulsori per i Daily e i Mitsubishi Fuso Canter. Nel primo caso, sulle superfici da dove un tempo uscivano i TurboStar e i telai dei bus 370, oggi arrivano, fra gli altri, le batterie di trazione. Che finiscono proprio a Foggia, dove vengono installate sugli elettrici E-Way. Qui un nuovo padiglione di 4mila metri quadrati ospita la finitura e la personalizzazione di tutti gli Iveco Bus venduti in Italia (e non solo, se serve), per ora realizzati altrove. Considerata l’enfasi con cui nella presentazione ufficiale s’è posto l’accento sul ritorno della produzione di autobus in Italia, il programma appena avviato potrebbe però essere l’inizio di un processo di costituzione di un polo nazionale del settore, da completarsi man mano che verranno rallentate le attività legate ai motori termici.
Guardando alle origini. L’ultima traccia di produzione risale allo stabilimento della Irisbus (cioè Iveco) di Valle Ufita, ormai inattivo, insieme alla ex-Bredamenarini di Bologna e alla IIA, Industria italiana autobus che, però, i veicoli li fa fare in gran parte alla turca Karsan. L’attività della fabbrica bus di Foggia somiglia più a quella della Carrozzeria Orlandi di Modena, finita in orbita Iveco ben prima che nascesse la Irisbus e passata dal ruolo di allestitore di GT di lusso a quello di rifinitore, appunto, per poi segnare, con l’ennesima riconversione a centro degli usati, l’epilogo dei bus carrozzati, cioè intesi come telai “vestiti” da terzi. L’Iveco Bus di Foggia potrebbe invece rappresentare, oltre al futuro tecnologico, un ritorno al passato degli atelier italiani dell’autobus, scomparsi negli anni Novanta. Indizi di un ripensamento del modello industriale si trovano anche in altre operazioni, come la scelta del gruppo Volvo di porre fine dei suoi bus urbani, di linea e da turismo completi, e tornare a fornire solamente i gli chassis motorizzati ai carrozzieri. Nel primo trimestre del 2024 sarà infatti chiusa la fabbrica di allestimenti a Breslavia, in Polonia, a seguito delle ripetute perdite fatte registrare negli ultimi anni da Volvo Buses in Europa.
Mille all’anno. Alla presentazione di Foggia c’erano un telaio del Daily fatto a Suzzara (MN) con carrozzeria della spagnola Indcar, uno StreetWay urbano made by Otokar (Turchia), un CrossWay dalla Repubblica Ceca e l’E-Way, tutto francese. Però i responsabili dello stabilimento tengono a precisare che il 30% del valore dell’autobus è installato qui: intendono le batterie, le obliteratrici, i sedili, gli indicatori di percorso, l’infotainment, ecc. Senza dimenticare il fondamentale controllo qualità a fine linea. Iveco Bus detiene una quota di mercato in Europa del 25%, grazie a un’offerta che spazia ben oltre il diesel e comprende metano, biometano, ibridi (anche a gas), elettrici e idrogeno. L’urbano con fuel cell Hyundai debutterà il prossimo autunno al Busworld, più avanti arriveranno i modelli con i motori termici riconvertiti alla combustione di idrogeno. La capacità dello stabilimento pugliese sarà, una volta a regime, di un migliaio di bus all’anno.
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