Forse stavolta ci siamo per davvero. Non sarà la riforma Pra-Motorizzazione, di cui si parla da vent’anni, ma il documento unico di circolazione e proprietà dovrebbe finalmente vedere la luce. Lo ha annunciato ieri il vice ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini confermando le voci che da qualche giorno avevano ripreso a circolare.
Scompare il Cdp. In pratica dovrebbe scomparire il vecchio Certificato di proprietà, sia nella versione cartacea sia in quella digitale. L’annotazione della proprietà del veicolo dovrebbe essere inserita nella carta di circolazione, l’unico documento riconosciuto a livello internazionale e disciplinato da una direttiva europea (il certificato di proprietà è una peculiarità tutta italiana). Non si arriverà, invece, all’auspicato archivio unico. L’Archivio nazionale veicoli (Anv) del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Pubblico registro automobilistico (Pra) dell’Aci resteranno separati e continueranno a operare in parallelo.
Risparmio di 39 euro a pratica. La novità avrà delle importanti conseguenze sul fronte delle tariffe. La scomparsa del Cdp, infatti, toglierà di mezzo due bolli, per un totale di 32 euro. Non solo. La vecchia tariffa Pra, i 27 euro che si versano all’Aci per l’iscrizione o la trascrizione di ogni veicolo, dovrebbe tornare a 20 euro (l’aumento da 20,92 a 27 euro fu deciso dall’allora governo Monti a marzo 2013). Il risparmio per l’automobilista, dunque, dovrebbe essere di 39 euro. Che moltiplicati per i circa 8,6 milioni di formalità svolte dal Pra nel 2016 (iscrizione di nuovi veicoli e passaggi di proprietà di veicoli usati) dovrebbe portare a un risparmio complessivo annuo, per il popolo degli automobilisti (e dei motociclisti), pari a oltre 330 milioni di euro.
Il governo deciderà venerdì 24 febbraio. Usiamo volutamente il condizionale sia perché troppe volte in passato la riforma è stata annunciata senza concretizzarsi sia perché resta una sola finestra utile per approvare il decreto legislativo previsto dalla legge delega di riforma della pubblica amministrazione, la cosiddetta legge Madia: le porte si chiuderanno il 28 febbraio, ma è previsto solo un consiglio dei ministri prima di quella data, quello di venerdì 24 febbraio. Insomma, tra quattro giorni si saprà se dopo vent’anni la miniriforma arriverà in porto.
Mario Rossi
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