Si volta pagina. Dimenticate la concept car You, presentata lo scorso anno. La Concept Coupé, che la Volvo mostrerà al pubblico sullo stand del Salone di Francoforte a metà settembre, è il nuovo manifesto stilistico della Casa svedese. Prima di una serie di tre studi che saranno svelati da qui alla prossima primavera, l'auto coniuga nel linguaggio della linea sportiva i motivi estetici che ?con le dovute differenze dettate dalle diverse carrozzerie, dalla berlina alla sport utility ? caratterizzeranno tutti i modelli futuri.
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Precedenza alla XC90. Il primo ad arrivare sarà, nella seconda metà del prossimo anno, la nuova generazione della XC90, che inaugurerà anche l'impiego della inedita piattaforma modulabile sviluppata autonomamente per sostituire il pianale ereditato dal periodo di governatorato della Ford. Denominata Spa, acronimo di Scalable platform architecture, la nuova base meccanica su cui verranno realizzati tutti i modelli dalla serie 60 alla serie 90 è altamente flessibile: come per la piattaforma Mqb del Gruppo Volkswagen, mantiene fissa solo la distanza dall'asse anteriore alla pedaliera, mentre tutte le altre porzioni - dal passo agli sbalzi - sono declinabili in varie misure. "L'adozione di questa nuova piattaforma", spiega Thomas Ingenlath, a capo dello Stile Volvo da luglio 2012, "ci ha permesso molta più libertà d'espressione sul piano del design". Oltre a integrare le tecnologie per i futuri sistemi Autonomous Driving, la Concept Coupé adotta una delle nuove unità Drive-E nella sua versione più evoluta e potente: il 4 cilindri benzina con turbo e compressore volumetrico è infatti abbinato a un sistema plug-in Hybrid ed eroga circa 400 CV e 600 Nm, con prestazioni degne dei migliori V8 e trazione integrale, affidando l'asse posteriore al solo motore elettrico.
Segni particolari. La Concept coupé, di questo nuovo linguaggio, dà un assaggio consistente. I segni forti da tenere a mente sono la calandra, i fari anteriori, il particolare disegno del cofano, il taglio del secondo finestrino e le luci posteriori. La prima, isolata da una spessa cornice cromata, è come sospesa al centro del muso e ha uno sviluppo tridimensionale in negativo, cioè è scavata verso l'interno: un dettaglio che ricorda da vicino la calandra delle ultime Maserati, ma che era pure un tratto distintivo di una versione della storica coupé P1800 a cui lo studio della Volvo si ispira dichiaratamente.
Ma non è rétro. "Volevamo a tutti i costi evitare le citazioni letterali, non intendevamo fare un'operazione rétro, e credo che ci siamo riusciti: tutti i riferimenti sia all'esterno sia all'interno sono molto più sottili", dice con soddisfazione Robin Page, responsabile dell'interior design. Per l'abitacolo il compito assegnato al team di matite coordinate dall'inglese era di eliminare più tasti possibili sostituendoli con un grande schermo touch, dal quale regolare praticamentetutte le funzioni di bordo. Di pulsanti ne sono sopravvissuti solo sei, raccolti in una sottile linea alla base dello schermo e divisi da un manopolone centrale che svolge alcune limitate funzioni di controllo dell'impianto radio. Completano il quadro il sistema multimediale di nuova generazione e la leva del cambio con incastonato un cristallo lavorato a mano.
Così in produzione. I designer Volvo giurano che sarà così anche sui modelli di serie. Certo, ammettono, il rischio è di avere una plancia nuda, dato che "il confine tra semplice-elegante e tra semplice-scarno è sottile", rileva Ingenlath. La risposta a questa sfida è la ricerca di un design attento a ogni dettaglio. "Negli studi per la produzione di serie abbiamo preso come riferimento, lavorando con gli uomini del budget, le versioni di base: sarebbe stato facile, e fuorviante, misurare il risultato sugli allestimenti più ricchi", dice ancora Page.
Orgoglio svedese. Le linee pulite dell'esterno, le proporzioni piacevoli (ma la coda a noi pare un po' lunga...) e il design essenziale degli interni rispondono a quel funzionalismo sportivo e disinvolto che è uno dei tratti distintivi del design scandinavo. "Lo reinterpretiamo in modo nuovo, ma non rinunceremo mai a questo Dna, siamo un marchio svedese", ha rimarcato davanti a una platea di giornalisti internazionali l'amministratore delegato, Åkan Samuelsson. Una sottolineatura che parrebbe superflua, ma che non lo è per una Volvo che dal 2010 è nelle mani della cinese Geely e che ormai si appresta a iniziare la produzione dei propri modelli anche nella Repubblica popolare.
Da Goteborg, Roberto Lo Vecchio
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