L’Alfa Romeo Milano finisce nel mirino di un consigliere del Comune, Marco Mazzei. Attraverso il proprio profilo sul nuovo social Threads, l’esponente della lista civica del sindaco Giuseppe Sala si esprime così: "Proprio mentre stavo pensando di presentare un ordine del giorno per impedire l’accesso a Milano ai Suv, ecco che arriva Alfa Romeo che chiama Milano il suo prossimo Suv. Cavolo, mi dispiace rovinarvi la presentazione di aprile, ma forse potreste giocare di creatività e rinominarlo iononentroaMILANO". Insomma, abbasso la Casa del Biscione, che ha appena presentato il nome della sua nuova sport utility annunciando il mese di aprile come data del debutto. Poco male, per l'auto non cambierà nulla, anzi, gioverà la pubblicità gratuita. Ma intanto, le parole di Mazzei lasciano basiti e perplessi, per diverse ragioni.

Il linguaggio. Anzitutto, il tono del post è ricco di espressioni più consone a una discussione da bar che non a un serio dibattito pubblico sulle politiche di mobilità di una città come il capoluogo meneghino. Nelle parole usate da Mazzei non c’è niente di democratico, né di moderato: trattandosi di un intervento di un rappresentante dei cittadini di Milano, il tenore del messaggio appare perlomeno poco consono. Di più: un "flame" talmente deliberato e imbarazzante, da far pensare che qualcun altro si sia impadronito dell'account del consigliere per fargli un dispetto. I termini, tra l'altro, non hanno niente a che fare con la tradizione e lo spirito di Milano, da sempre aperta, liberale e innovatrice. Insomma, la battuta rivolta al costruttore, "iononentroaMILANO", è roba da zuffa social. E, francamente, fa cadere le braccia.
L'ossessione. Mazzei, tra l'altro, non è nuovo a simili interventi. Su un altro social, Twitter (ora X), il consigliere aveva preso di mira l’auto in generale, accusandola di essere responsabile di ogni genere di male, non solo ambientale, nell'ottica di una visione pro bici e pro monopattini elettrici. Che però, come facilmente dimostrabile, non dà nessun risultato concreto in termini di miglioramento della qualità della vita, calo del traffico, riduzione delle polveri sottili. In compenso, l’Istat e i pronto soccorso di Milano, come il Pini, snocciolano dati drammatici sulla sinistrosità che coinvolge ciclisti e monopattinisti. Mentre molti utenti, che viaggino in auto o con qualunque altro mezzo, denunciano un peggioramento generalizzato della mobilità cittadina.
La contraddizione. E poi ancora: l'assurdità di "bandire" un'auto che nel green trova buona parte della sua essenza. L’Alfa Romeo Milano, infatti, sarà offerta in variante elettrica e ibrida. Come le parenti Jeep Avenger e Fiat 600. Fino a prova contraria, il Comune di Milano consente di guidare le elettriche nella gigantesca Area B. E permette alle Bev e alle vetture elettrificate di circolare anche nel centro storico soggetto a ticket, la Ztl Area C, senza versare il pedaggio. Adesso, Mazzei (presidente della commissione mobilità attiva e accessibilità) attacca un mezzo a batteria. Insomma, il consigliere non sembra avere le idee chiare. O, magari, la giunta guidata da Giuseppe Sala sta pensando di aggiungere una postilla alle regole di Area B e Area C: sì alle elettriche, ma no alle Suv elettriche. Per rendere ancora più ridicolo e caotico un quadro normativo già complicatissimo. Il "refrain" di Mazzei - e un po' tipico dell'intera giunta attualmente alla guida del capoluogo lombardo - è che a Milano circolano e sostano troppe auto. Peccato che esista un principio, peraltro costituzionalmente sancito, che si chiama libertà di movimento e che concede la libertà di preferire la propria vettura ai mezzi pubblici. Un diritto che, riteniamo, andrebbe tutelato in una democrazia.
Voci su richieste.. singolari. Oltre a quanto detto sin qui, a Milano e nel web circola un "rumor" che renderebbe il tutto ancora più gustoso. Un pettegolezzo cui non va dato peso, come spesso accade per le voci diffuse via internet, ma che aggiungerebbe imbarazzo all'imbarazzo: qualcuno, infatti, sostiene che il Comune abbia chiesto all’Alfa Romeo una sorta di indennizzo per utilizzare il nome Milano. Sembra che la replica della Casa sia stata duplice: anzitutto, il nome Milano è già stato registrato anni fa per l’Alfa Romeo 75 in vendita negli Stati Uniti negli anni 1980; e comunque, la risposta sarebbe stata un secco no. Solo gossip, allo stato attuale delle cose. Ma di fronte a tutto ciò, si potrebbe pensare che i rapporti fra amministrazione e costruttore non siano idilliaci, per qualche motivo. O forse, per essere invisi basta essere dei produttori di auto.
L’Alfa e lo splendido legame con Milano. C’è storia, tradizione e amore nel nome Milano. Che celebra le origini del marchio: quest'ultimo, tra l'altro, fino agli anni 70 ha avuto nel logo la scritta Milano, città dove è stato fondato. Nell’acronimo A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili), addirittura, c'è tutta la regione. La società da cui è nata l'Alfa, nei primi anni del secolo scorso fu trasferita a Milano con la realizzazione di uno stabilimento in zona Portello. Per suggellare ulteriormente questo legame, nel 2015, in occasione del 105º anniversario della fondazione, il logo della Casa è stato rinnovato con un disegno in cui stemma di Milano e Biscione ingollante si abbracciano, all’insegna della passione. Qualcosa di sconosciuto a Mazzei e, forse, dimenticato anche dal Comune.
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