Oggi, per la nostra rubrica "Itinerari in auto", vi proponiamo un viaggio nella Sicilia occidentale, tra riserve naturali, castelli, musei ed esempi di architettura che spaziano dallo stile arabo al liberty. Le strade, soprattutto durante la bella stagione, sono parecchio trafficate, ma i paesaggi mozzafiato che si possono osservare chilometro dopo chilometro ripagano l'attesa. Una gita ideale per trascorrere qualche ora tra la storia e la cultura siciliane, con la raccomandazione di controllare prima della partenza gli orari d'apertura dei vari punti d'interesse.
La caccia al tesoro non è mai stata così facile. La Sicilia occidentale esibisce le sue meraviglie, artistiche e ambientali, con sfacciataggine. Andiamo a scoprirle, allora. Si lascia Palermo percorrendo corso Calatafimi, un lungo rettilineo che all'uscita della città diventa la s.s. 186. Il bivio della s.p. 69 che, sulla destra, porta a Monreale è evidente e si arriva alla città gioiello senza altri problemi che non siano quelli del traffico ordinario, aggravato dai numerosi bus turistici. Lo splendore della celeberrima Cattedrale arabo-normanna, decorata con più di 6.200 metri quadrati di mosaici a fondo d'oro di stile bizantino, abbaglia. Ma non riesce a distrarre completamente dall'esibizione di ricchezza e maestria sfoggiata in ogni angolo dell'edifico, dagli altari alle absidi. Sul lato sinistro del santuario si trova la cappella del Crocifisso, dalla quale si accede al Tesoro e ai suoi reliquiari gotici, oggetti e arredi sacri dei secoli XIII-XVIII. Quindi si passa nel chiostro, che funge da perno di tutto il complesso abbaziale. Di forma quadrata, è ritmato da arcate ogivali su colonnine binate decorate a mosaico, a "chevron" o con motivi fitomorfici tardo-classici.
L'itinerario in auto da Palermo a Erice
Tra castelli e musei. Ci si rimette in moto con ancora negli occhi tanta magnificenza percorrendo la s.s. 186 fino a Partinico, da dove si raggiunge il Golfo di Castellammare all'altezza di Trappeto. La successiva s.p. 187, che corre parallela al mare, è ampia, ma piuttosto trafficata nei fine settimana e nella stagione estiva: quindi si procede spesso lentamente fino a Castellammare del Golfo. Il possente Castello Arabo Normanno (del XII secolo) domina il lungomare della cittadina e richiede una visita, anche perché ospita il polo museale "La memoria del Mediterraneo", articolato in quattro sezioni autonome: Museo dell'acqua e dei mulini, Museo delle attività produttive-Fondazione Annalisa Buccellato, Museo archeologico e Museo delle attività marinare.
Verso la Riserva dello Zingaro. Sulla penisola che chiude a occidente il Golfo si estende la Riserva naturale orientata dello Zingaro, attraversata da una rete di sentieri che portano verso le baie più tranquille o risalgono le alture panoramiche dell'entroterra. La strada (s.p. 16) si mantiene all'esterno dei confini dell'area protetta e arriva a San Vito lo Capo, importante centro marinaro già al tempo dei Romani. Oggi è una rinomata località balneare, grazie anche alla spiaggia di sabbia che si stende tra il Capo San Vito e la punta di Solanto. Da vedere c'è il santuario di San Vito, affascinante nella sua semplice solidità. Si guida, infine, a ritroso sulla s.p. 16 per una decina di chilometri, prima di proseguire in direzione di Custonaci e Valderice dove si affronta la salita, lunga otto chilometri, che porta fino a Erice.
Una vista del centro storico di Erice (foto Effems)
Da vedere: Erice, un record di monumenti. A Erice, la nebbia è benedetta. La coltre ovattata che molto spesso avvolge vicoli e palazzi, per poi svanire repentinamente, non è come tutte le altre. Gli ericini la chiamano il Bacio di Venere. È una nebbia attesa a braccia aperte, dunque. E per di più sacra. Già, perché a Erice la dea della bellezza è di casa, visto che il suo nome deriva da Eryx, il figlio di Afrodite, e che successivamente i Romani vi veneravano la Venere Ericina. Senza scomodare più di tanto il passato, passeggiare per le viuzze del borgo dall'aspetto medievale arroccato a 750 metri di quota sopra la città di Trapani, in realtà, è sempre un'esperienza piacevole. Le stradine lastricate sono circondate da ben 60 monumenti: chiese, ma anche palazzi patrizi, monasteri, torri e porte che si aprono nelle mura costruite dai Fenici. Lo spettacolo è reso ancor più sorprendente dalla varietà degli stili architettonici (arabo, normanno, gotico, barocco, liberty). La visita può iniziare dalla stazione di arrivo della cabinovia che sale da Erice Casa Santa fino all'ingresso del borgo presso la normanna Porta Trapani. Da qui si raggiunge in pochi minuti la chiesa Madre (o Matrice), costruita nella prima metà del secolo XIV su una preesistente chiesetta dedicata alla Vergine Assunta, per volere di Federico III d'Aragona. Oppure s'imbocca viale Pepoli, che conduce al Castello di Venere. Il maniero regala panorami grandiosi sul Golfo di Trapani e sulle Egadi. Fu eretto nel XII secolo nel luogo dove sorgeva il tempio dedicato a Venere Ericina, di cui peraltro rimangono alcuni resti incorporati nelle mura. Accanto all'edificio si possono osservare le medievali Torri del Balio, costruite per osservare meglio la pianura e il mare sottostante e collegate al castello da un passaggio fortificato. Poi è bello vagare nel dedalo di vicoli costellati da preziosi edifici. Come la chiesa di San Giovanni Battista (foto), del XII secolo, con la sua cupola tondeggiante, oppure quella di San Pietro (XIV secolo), oggi dal sontuoso aspetto barocco. L'ex convento di San Domenico ospita il Museo di astrofisica, emanazione del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana fondato da Antonino Zichichi, che è valso a Erice il titolo di Città della scienza e della pace. Nell'ex convento del terz'ordine di San Francesco si trova invece il Polo Museale Cordici, diviso nelle sezioni archeologica, arti decorative, armi, dipinti-sculture e arte contemporanea.
IL VIAGGIO IN CIFRE
Distanza totale: 135,1 km
Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti (soste escluse)
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