Servizi
How to
Fleet&Business
FORUM
seguici con
NEWS
seguici con
LISTINO
seguici con
USATO
seguici con
How to
seguici con
Fleet&Business
seguici con
Curiosità

Autodelta
L'epopea dell'Alfa totale

SFOGLIA LA GALLERY

I simboli contano. Il bel logo commemorativo per i 60 anni dell'Autodelta serve a ricordarci che, tanto tempo fa, le Alfa Romeo erano genuine da cima a fondo. Anche in Formula 1. È il motivo per cui tanti Alfisti conservano il mito della bandierina a scacchi triangolare circoscritta nella lettera greca delta stilizzata. Racconta un'altra era, oggi improponibile nell'economia di scala, in cui il duro lavoro e un'immensa passione trasformano un capannone di via Fermi a Settimo Milanese nella fucina dei sogni che sarebbe diventato il Reparto Corse del Biscione. L'Autodelta alza la saracinesca il 15 marzo del 1963, ma lontano, a Feletto Umberto, fuori Udine. L'Alfa Romeo di Giuseppe Luraghi vuole tornare alle competizioni, senza troppo clamore. Meglio delegare a un'azienda di ricerca e sviluppo esterna, nella remota discrezione del Friuli. Entrambi i fondatori hanno un brillante trascorso al Portello. Carlo Chiti, classe 1924, è uno straripante toscano ex Reparto Sperimentale, ex direttore tecnico Ferrari ed ex ATS. Lodovico Chizzola è un ingegnere friulano altrettanto giovane, ma più defilato. La vera passione di Chiti è la progettazione aeronautica. Si limita, e non è poco, a far volare le Alfa. E con esse, lo spirito degli appassionati. "Ci si pensa noi!": più o meno con queste parole nasce l'avventura Autodelta, benedetta da Luraghi e Orazio Satta. Parte sgommando, con il progetto 105.11: la nuova Giulia TZ. Il debutto avviene nella Scala della velocità, l'Autodromo di Monza, alla Coppa FISA dell'ottobre del '63. Subito un successo: Lorenzo Bandini davanti a Bussinello, Baghetti e Senesi (che nomi, ragazzi), tutti su Tubolare Zagato. L'anno successivo è siglato l'accordo in cui Alfa Romeo delega all'Autodelta la gestione sportiva, per identificarla nel proprio Reparto Corse. Cosa che puntualmente accade con l'incorporazione del 1966.

Nel frattempo, i successi in circuito e su strada proseguono: prima con la TZ2, poi con la Giulia Sprint GTA, regina incontrastata della categoria Turismo. La "Alleggerita" è la prima Alfa Romeo interamente concepita e sviluppata in Autodelta, che ne consacra la fama internazionale. Il trionfo nel Challenge Europeo Turismo del '66 aumenta le quotazioni di Chiti e Chizzola, mentre il successo della berlina Giulia eleva l'Alfa Romeo nel Gotha dei Costruttori internazionali. È il momento giusto per alzare l'asticella con il progetto 105.33, la 33 Sport Prototipo, con la quale il Biscione torna a correre nel Mondiale Marche, un proscenio degno del suo blasone. Segue la divina 33 Stradale disegnata da Franco Scaglione, secondo molti la sportiva più bella del mondo. Nel '69 Andrea De Adamich e la 3000 (o 33/3) fanno fiorire il Quadrifoglio nel Mondiale Endurance, mentre le strepitose GTA 1300 Junior e 1600, più la nuova GTAm 1750, continuano a mietere successi nel Turismo.

L'incessante lavoro di progettazione del vulcanico ingegner Chiti e le risorse accordate da Arese portano al Reparto Corse Alfa Romeo il titolo della 33 TT12 nel Mondiale SportPrototipi del 1975. Al volante: Merzario, Brambilla, Laffite, Pescarolo, Bell, Mass (di nuovo: che nomi, ragazzi). Il Biscione bissa due anni più tardi con la 33 SC12, che domina tutte le gare in calendario. Il 12 cilindri gira così forte, da correre e vincere (tre volte) sulla Brabham-Alfa Romeo di Bernie Ecclestone e Gordon Murray. Autodelta sale al settimo cielo. Proprio sul più bello, però, ecco il classico momento "sliding doors", quello delle scelte che determinano il futuro. Trent'anni dopo i fasti dell'Alfetta 158 e della 159, l'approdo alla Formula 1 della Alfa1, alias Alfa/Alfa, alias Alfa Totale rappresenta il traguardo di una lunga marcia. Purtroppo si profila nel momento più sbagliato. La situazione economico-finanziaria di Alfa Romeo e l'invadenza della politica (il Biscione appartiene al gruppo statale IRI) tarpano i petali al Quadrifoglio Verde. Il bilancio segna profondo rosso anche in F1, con appena cinque podi. Considerata la popolarità della disciplina, Autodelta gioca la carta dei rally sfruttando il motore turbo dell'Alfetta GTV, che però dà il meglio nell'Europeo Turismo. Ormai è tardi, il clima è cambiato, non certo per il meglio. Chiti è privato dei pieni poteri, quindi fatto fuori dai boiardi di Arese. Di fatto, nel 1983 la sua estromissione mette la parola fine alla parabola dell'Autodelta. Che è una storia fatta di macchine rosse e di uomini in tuta bianca e azzurra. Come ha ricordato Arturo Chiti, figlio di Carlo, "dietro a ogni idea, a ogni data, ci sono state sofferenze e gioie, ma sopra ogni cosa, tanta umanità".

COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO

ultimo commento
ultimo intervento

Autodelta - L'epopea dell'Alfa totale

Siamo spiacenti ma questo utente non è più abilitato all'invio di commenti.
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it