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Curiosità

Ferrari
A Le Mans guidando la Roma

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Un sogno, come solo un viaggio in Ferrari può essere. Sin da quando ero bambino. Ma è tutto vero. E non sarà un tragitto come un altro, perché la vettura che mi hanno assegnato – una Roma coupé – mi condurrà, dopo oltre 1.200 chilometri, addirittura alla 24 Ore di Le Mans (nella quale, poi, la 499P trionferà). Un “pacchetto” tutto da vivere, quello che mi attende, che sarà molto difficile dimenticare.

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Quei cancelli… La Roma è lì, che mi attende, nel piazzale interno, subito aver varcato il mitico cancello con l’insegna del Cavallino rampante. Doppio brivido. Una GT, la Roma, nata nel 2019 e in grado di sfoderare quell’eleganza sportiva – una delle tante sfaccettature dell’essere Ferrari – che la pone in una scia di continuità con altri famosi modelli del Cavallino anni 50 e 60. Elegante nel suo Blu Corsa, la nostra Roma, che dividerò con un collega del Corsera, è circondata da altre sorelle: ben 14, tra Purosangue, 296 GTB e GTS, SF90 Stradale e Portofino M, destinate a colleghi americani, australiani, canadesi, cinesi, giapponesi, spagnoli e di Singapore. I nostri due trolley trovano posto nel bagagliaio, a dimostrazione di una versatilità non scontata, mentre il resto viene riposto sui sedili posteriori. La “carovana” internazionale comincia a mettersi in moto verso le 8.40, dopo le foto di rito. Inizia a guidare il collega, mentre il gruppo delle Ferrari si sgrana in fretta, una volta entrati nell’autostrada A1. Subito, da passeggero, apprezzo la seduta bassa, avvolgente, ma ben imbottita e confortevole: non un dettaglio, visto che la prima tappa ci porterà, in giornata, a Clermont-Ferrand (sono poco meno di 800 chilometri). Proprio di fronte a me, c’è un display touch da 8,8” che consente di modificare la temperatura del climatizzatore, il volume audio dell’impianto di bordo e, soprattutto, di tener d’occhio le prestazioni (insieme al contagiri).   

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GT vera. Qualche numero sulla sportiva prima di proseguire il viaggio: lunga 4,66 metri, alta 1,30 e con un passo di ben 2,67 metri, la Roma è una 2+(2), equipaggiata con un V8 a 90° di 3.9 litri turbo da 620 cavalli e 760 Nm di coppia (disponibile già a 3.000 giri/min) montato in posizione anteriore longitudinale arretrata, e dal Cambio F1 (di derivazione SF90 Stradale) a doppia frizione a otto marce. Il tratto sull’A1 corre via liscio, con andatura regolare nonostante un certo traffico. Poi deviamo sulla Torino-Piacenza. Tocca a me prendere il volante, e fare rapida pratica con tutti i comandi a portata di mano. Ebbene, sulle prime bisogna studiarsi un po’ le cose (soprattutto per il fatto che pulsanti e manettini sono molto concentrati e, all’inizio, si può attivare magari una funzione non desiderata), poi gli automatismi arrivano in fretta.

Piccole digressioni. Mantengo un’andatura regolare, anche perché andare oltre i limiti è un gioco da ragazzi. Della Roma apprezzo la marcia scorrevole e decisa, con il grande contagiri digitale (inserito in uno schermo da 16”) che indica 2.000 giri a 135 km/h in ottava marcia. Tutto pare sonnecchiare, poi, ecco un sorpasso svelto da effettuare. Detto, fatto: basta premere a fondo l’acceleratore, si scalano tre marce e ogni desiderata diventa realtà in un amen. Con la sensazione che ogni cosa sia alla portata di questa Ferrari. La spinta del V8 sovralimentato – e il sound agli scarichi – diventa subito possente, tanto che bisogna rilasciare al volo. Molto apprezzabile anche la silenziosità di questa vettura, ben insonorizzata a velocità Codice, che lascia filtrare ben poco in fatto di fruscii aerodinamici e di rotolamento. Facile, così macinare strada, con la Roma.

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Piace alla gente. Dopo Torino, la tappa è Bardonecchia, dove le Ferrari si riuniscono. Sembra una festa quella che si anima nel piazzale, perché la gente accorre a vedere tanto bendidio. Foto, saluti, ci si sente molto al centro di ogni sguardo. Anche due agenti della Polizia stradale ci chiedono informazioni sulla vettura, da veri appassionati quali dimostrano sempre di essere. La ripartenza ci porta al traforo del Frejus, lungo 12.895 metri, che costa la bellezza di 52,3 euro. Siamo in Francia, ci fermiamo poco dopo a fare rifornimento, gestito direttamente da personale Ferrari al seguito (non ci sono, per scelta, indicazioni sui consumi nel computer di bordo, ma da un calcolo, pur non precisissimo, dovremmo aver percorso più di 10 km/l). La rotta è verso Lione. C’è traffico e bisogna stare in campana. Dopo Lione e alcuni ingorghi, la densità di auto cala e il ritmo di marcia sale di un po’. Sempre stando attenti a tutto. Ci concediamo un paio di allunghi, solo per vedere che cosa è in grado di fare la Roma: il risultato è che, non solo 620 cavalli sono tanti (ma questo lo sapevamo già), piuttosto che la coppia di questa GT non conosce battute d’arresto, neppure in salita in ottava marcia, a 1.500 giri. Semplicemente stupefacente.

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Al sicuro nel caveau. Dopo l’ultima (della giornata) sosta per fare rifornimento, arriviamo a Clermont-Ferrand, la casa della Michelin. Dopo 775 chilometri non siamo così stanchi. Le Ferrari vengono ricoverate nel “caveau” di un albergo, così siamo tutti più tranquilli. L’indomani, visita al centro R&D della Michelin e al Proving ground, che fa davvero effetto per la varietà di piste e di attività che vi si svolgono. Qui nascono e vengono sviluppati i pneumatici delle sportive di Maranello. Il tempo però incombe e dobbiamo ripartire. La nostra Roma, del resto, ha voglia di tornare a sgranchirsi le ruote e allora si va, con destinazione Le Mans.

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Tratto finale. Nel tragitto di circa 440 chilometri giochiamo un po’ con il manettino, che è rimasto spesso in Comfort e Sport, con un paio di puntate in Race (le altre modalità sono Wet e Esc-off, che consentono di ottimizzare la fruibilità della vettura in termini di trazione ed handling, grazie anche all’azione selettiva su uno o più freni). Ebbene, la Roma risponde da par suo, dimostrando la sua doppia anima: dopo quella confortevole da viaggio, quella ludica, pura, che ci porta a vedere, seppure per pochi istanti, i 7.500 giri/min ripartendo dai tanti caselli. La sera arriviamo a pochi chilometri da Le Mans e poi raggiungeremo l’hotel Le Circuit (un nome, una garanzia), proprio nella cittadina del circuito de la Sarthe. Ci accolgono alcuni ragazzi giovani, molto appassionati che ci fanno i complimenti per la macchina e ci dicono “siete molto fortunati”. Lo sappiamo. Il viaggio con la Roma è finito, ma chi se la scorderà più un’esperienza simile? Culminata, tra l’altro, con la storica vittoria della Ferrari nella 24 Ore più famosa del mondo.   

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