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Spyker
L’artigianato olandese che sognava la Formula 1

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Nel panorama delle supercar artigianali siamo abituati a considerare come riferimento le creazioni di Pagani, Koenigsegg e altri piccoli costruttori. Ma esiste un nome, molto meno noto ma altrettanto affascinante, che nel corso degli anni ha saputo interpretare la stessa filosofia con un’identità forte e originale. E no, non è nata nella Motor Valley, bensì 1200 chilometri più a nord.

Una storia ultracentenaria. L’azienda che oggi conosciamo come Spyker venne fondata nel 1880 ad Amsterdam dai fratelli Hendrick Jan e Jacobus Spijker. Inizialmente attivi nella costruzione di carrozze, nel 1898 i due realizzarono la loro prima automobile, motorizzata un bicilindrico Benz capace di ben 5 cv. Negli anni successivi si specializzarono nella produzione di auto di lusso ed estremamente all’avanguardia per l’epoca. Particolarmente significativa fu la Spyker 60HP del 1903, la prima vettura con motore sei cilindri benzina e trazione integrale. Altrettanto notevole fu la C1 “Aerocoque” del 1919, disegnata da Jaap Tjaarda, zio del celebre designer Tom Tjaarda. La Casa prese parte a importanti competizioni internazionali, come il raid Pechino-Parigi del 1907, e durante la Prima guerra mondiale avviò anche la produzione di aeroplani e motori per gli stessi, ma nel 1926, dopo un progressivo declino, Spyker chiuse i battenti.

Un lungo silenzio. Dopo quasi 75 anni di oblio, l’imprenditore Victor Muller rilanciò il marchio nel 2000 con il nome modernizzato in “Spyker”. Il modello della rinascita fu la C8 Spyder: carrozzeria e telaio completamente in alluminio, motore Audi V8 4.2 da 400 cavalli, cambio manuale ZF a sei marce, trazione posteriore e un design fortemente ispirato all’aviazione dei primi del ’900, evidente soprattutto negli interni, ricchi di dettagli meccanici e lavorazioni artigianali. Partendo dalla C8, la gamma si evolse in C8 Laviolette, Double 12 S, C8 Aileron e Aileron Spyder.

L’esperienza nel motorsport. Nel 2002 venne iscritta una C8 Double 12 R alla 24 Ore di Le Mans, e tra il 2006 e il 2007 Spyker visse una breve parentesi in Formula 1, acquisendo il team Midland (ex Jordan Grand Prix, poi venduto e rinominato Force India). Nel 2009 arrivò forse il risultato più rilevante: il quinto posto di categoria (GT2) alla 24 Ore di Le Mans.

Gli anni ’10 e la bancarotta. Nel decennio successivo vennero presentati nuovi concept, tra cui la B6 Venator e la C8 Preliator, ma la situazione finanziaria dell’azienda iniziò a vacillare. Nel 2014 Spyker fu dichiarata in bancarotta, ma la procedura venne annullata nel 2015. Tuttavia, nel 2021 l’azienda è stata nuovamente dichiarata in bancarotta. A contribuire alla crisi fu anche la discussa acquisizione del marchio Saab nel 2010 e le successive dispute legali con General Motors. Spyker intentò una causa da 3 miliardi di dollari contro GM, accusandola di aver bloccato la vendita di Saab a investitori cinesi, ma la causa fu respinta.

Un futuro incerto. Oggi Spyker esiste ancora, ma con un assetto non ben definito. Nel 2022 si è appreso che un gruppo di investitori russi, guidato da Boris Rotenberg e Michail Pessis, era pronto a rilanciare il marchio, facendosi carico dei debiti accumulati da Muller. Tuttavia, l’investimento non si è concretizzato e Spyker è stata descritta dallo stesso Muller come una “scatola vuota”. L’ipotesi di un rilancio concreto rimane ad oggi tutta da verificare.

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