Il primo protagonista del Salone di Pechino, edizione 2012, è il caldo soffocante: condizionatori guasti, padiglioni come forni, con i fari degli stand a rendere ancora più insopportabile l'aria umida della capitale cinese. Una volta rassegnati a boccheggiare, però, il Salone riserva piacevoli novità.
Tantissime Case. La principale è la sua dimensione internazionale, sia nell'apparenza (basta chiudere un occhio sui lavoratori accampati a dormire dietro gli stand luccicanti) sia soprattutto per la portata delle novità esposte dalle Case straniere: non sono centinaia, come quelle annunciate dai costruttori locali, ma non bastano comunque le dita delle mani a contarle. E fra queste, alcune segnano nuovi capitoli nella storia dell'auto: per esempio la Viaggio, che rappresenta l'inizio dell'avventura della Fiat in Cina, e la Urus, la Suv che diventerà il terzo modello della gamma Lamborghini. Negli affollatissimi padiglioni dei costruttori stranieri, attirano i flash anche le concept: la CLA, protagonista dell'enorme stand Mercedes-Benz, la BMW i8 Spyder, primo assaggio della famiglia "i" in questa parte del mondo, la Numero 9, che anticipa la prossima famiglia DS per la Cina, la piccola Suv Peugeot Urban Crossover e poi ancora le sportive Seat Ibiza ST e Audi RS Q3.
Mercato sempre più importante. Nonostante l'importanza globale dei debutti, le presentazioni alla stampa delle Case straniere sono tutte decisamente "China oriented", com'è più che comprensibile quando si ha a che fare con un mercato che, seppure un po' rallentato rispetto agli anni scorsi, nel 2012 dovrebbe immatricolare 15 milioni di auto nuove. E dunque conferenze stampa in gran parte in cinese, presentatori cinesi al fianco dei "pezzi grossi" dell'industria occidentale e giapponese, e ospiti eccellenti locali. La BMW, per esempio, sul palco ha portato due campioni olimpici, mentre la Fiat ha fatto battezzare la Viaggio da una cantante locale.
E le Case cinesi? Tantissime, come sempre. Con innumerevoli novità che per noi occidentali sono difficili da distinguere dai modelli già in produzione. Quelle che sicuramente si riconoscono sono le auto "liberamente ispirate" (alla Toyota Aygo, alla Suzuki SX4, alla Mini, per esempio) e le "facce note", modelli in vendita da noi costruiti in joint-venture con i cinesi. Nella folla, a volte, si scorgono però anche proposte originali e abbastanza eleganti, e alcuni costruttori sviluppano in proprio motori e cambi: la Geely propone addirittura un moderno doppia frizione.
Esportazioni. Quando si riesce a comunicare con qualcuno - in Cina, sorprendentemente, in pochi masticano un minimo d'inglese - e si fa la fatidica domanda "Pensate di esportare anche in Europa?", si ottiene però quasi sempre la stessa risposta: "Ci piacerebbe, ma non siamo pronti". Gli ostacoli maggiori sono le normative antinquinamento e quelle di sicurezza. Insomma, un mercato molto esigente e piuttosto asfittico, in cui lanciarsi per acquisire fama e conoscenze da spendere in patria. Vista con gli occhi dei cinesi, la vecchia e lenta Europa sembra un posto attraente, ma molto molto lontano.
Da Pechino, Claire Bal
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