Mille miliardi di euro, il 7% del prodotto interno lordo della UE, 13,8 milioni di posti di lavoro. Sono i numeri dell’automotive europeo, un settore che rischia un irreversibile declino per le scelte miopi di Bruxelles. In particolare una: aver scommesso tutto su una tecnologia – l’elettrico – di cui non controlla il gioco. Perché non ha – a differenza che sui motori termici – uno specifico know-how. E perché per le materie prime necessarie alla produzione di Bev deve rivolgersi ad altri, Cina in primis.
Tensione a Wolfsburg. A ciò si aggiungono i problemi di mercato. Da una parte, le previsioni sulla vendita di elettriche si sono rivelate troppo ottimistiche. Dall’altra la classifica delle Bev più vendute in Europa nel 2023 dà da pensare: ai primi due posti ci sono altrettante americane (ovviamente, Tesla) e la cinese MG4, per dire, ha piazzato più immatricolazioni della Volkswagen ID.3, l’auto che avrebbe dovuto rimpiazzare la mitica Golf. Proprio a Wolfsburg, dopo anni d’investimenti stellari per finanziare la svolta a corrente, il nervosismo è palese, anche perché l’idea di puntare sulle piattaforme native elettriche e non su quelle multienergetiche, come ha fatto la concorrenza, non pare brillante, alla luce dei fatti. La stessa Volkswagen ha nel frattempo perso la tradizionale leadership in Cina a favore della BYD. Del resto, sul mercato interno i costruttori cinesi stanno facendo balzi in avanti con imprevedibile velocità ai danni di quelli occidentali e il loro sbarco in Europa, con prodotti dal costo competitivo, si profila massiccio… Insomma, per l’automotive del Vecchio Continente la situazione è particolarmente delicata: la ricostruiamo, in tutte le sua sfaccettature, nel numero di Quattroruote di gennaio 2024.
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