Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles ha lanciato dure accuse ai funzionari del dipartimento antitrust dell'Unione Europea per il ruolo tenuto nel contestare l'accordo fiscale con il Lussemburgo del 2012. Secondo i vertici FCA, Bruxelles ha oltrepassato i suoi poteri e agito come autorità fiscale sovranazionale.
In ballo 30 milioni di euro. Nel 2015 la Commissione Ue ha imposto al gruppo automobilistico di restituire al Lussemburgo fino a 30 milioni di euro, perché l'accordo ha consentito di ridurre il carico fiscale, determinando un vantaggio ingiusto nei confronti della concorrenza. FCA e le autorità lussemburghesi hanno sempre contestato l'iniziativa di Bruxelles e oggi si trovano accomunate nel loro ricorso nelle aule dei tribunali europei. Il legale Juan Rodriguez ha ribadito quanto il Lingotto sostiene da tempo: FCA ha rispettato tutte le regole ed è stata trasparente nei suoi rapporti con l'autorità fiscale lussemburghese, ma è stata comunque punita dalla Ue.
Botta e risposta. "La Fiat sembra essere stata penalizzata dalla Commissione: non ci sono dubbi, la Commissione sta cercando di fare una nuova legge con questo caso", ha affermato Rodriguez. "La Commissione ha agito come autorità fiscale sovranazionale e anche come autorità fiscale sovrannaturale", senza averne il mandato. Il Lussemburgo, da parte sua, ha ribadito tramite i suoi legali l'accusa alla Commissione di aver superato i suoi poteri. "Ciò colpisce il cuore della sovranità degli stati membri", ha affermato l'avvocato Denis Waelbroeck. "Siamo qui per porre fine alla natura arbitraria dei fatti: dobbiamo evitare che la Commissione si limiti a imporre le sue idee su un caso senza basi legali". Il braccio esecutivo della Ue, rappresentato da Bruno Stromsky, ha invece ribadito l'accusa di aver goduto di un vantaggio fiscale sleale nei confronti della concorrenza.
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