La lettura dei dati della survey condotta dall’Anfia sull’industria automobilistica mondiale nel periodo compreso tra il 2009 e il 2018 permette di cogliere alcune tendenze interessanti. Prima fra tutte, la constatazione del fatto che, nonostante l’affermazione di innumerevoli altre tecnologie, la produzione planetaria di automobili non solo non è diminuita, ma è cresciuta e in maniera consistente. Si è passati, infatti, dai 47,767 milioni del 2009 ai 71,046 milioni del 2018, con un incremento percentuale costante fino all’ultimo anno preso in considerazione, il primo dal 2009 a far registrare un segno negativo (-3,2%; e le previsioni per il 2019 sono di un’ulteriore flessione circa del 4%). Alle autovetture vanno poi aggiunti 20,863 milioni di veicoli commerciali (quasi raddoppiati, rispetto al 2009), 4,614 milioni di autocarri e 314 mila autobus, per un totale di 96,839 milioni di autoveicoli (contro i 61,656 milioni del 2009). Il mondo, insomma, almeno fino allo scorso anno ha avuto sempre più bisogno di mezzi di trasporto su gomma.
Cina leader, Usa al raddoppio, Europa a rilento. La crescita, però, com’è facile immaginare, non è stata uniforme. Europa e Giappone hanno avuto incrementi nella produzione di autoveicoli relativamente modesti: la prima è passata da 15,3 a 18,8 milioni, il secondo da 7,9 a 9,7 milioni (l’arco temporale è sempre quello compreso tra il 2009 e il 2018). Nei Paesi del Nafta (Usa, Canada e Messico), invece, i volumi sono quasi raddoppiati, passando da 8,8 a 17,4 milioni; per quelli del Bric (Brasile, Russia, India e Cina) la crescita è stata da 20,2 a 37,6 milioni (il totale si raggiunge con gli “altri” Paesi, la cui produzione è aumentata da 9,4 a 13,3 milioni). Ragionando per zone planetarie, scopriamo che, nel 2018, il 54% degli autoveicoli ha avuto origine nell’area Asia-Oceania, il 23% in Europa, il 18% negli Stati aderenti al Nafta e il 5% nel resto del mondo; ma se scendiamo nei dettagli troviamo, non sorprendentemente, che la Cina è stata anche lo scorso anno il primo Paese produttore con il 28,7% dei volumi globali, seguito da Usa (11,7%), Giappone (10%) e Germania (5,7%). Tradotto in numero di esemplari, significa che in Cina nel 2009 si producevano 13,79 milioni di autoveicoli, mentre nel 2018 dalle fabbriche dell’ex Celeste impero ne sono usciti qualcosa come 27,80 milioni, ovvero un po’ più del doppio: e questo in soli dieci anni. Al contrario, gli unici Paesi ad aver registrato un calo nello stesso arco temporale sono stati l’Argentina (-4,7%) e il Brasile (-6,4%): del resto, la flessione complessiva degli impianti sudamericani è stata del 7,6%.
L'evoluzione cinese. L’affermazione della Cina come primo Paese produttore di autoveicoli al mondo risale al 2010: Stati Uniti e Giappone, del resto, scontavano la grande crisi del 2009, che aveva visto entrambi registrare un crollo superiore al 30% dell’attività degli stabilimenti. Si pensi che nel 2000, dalle fabbriche statunitensi uscivano ancora 12,77 milioni di automezzi, cifra che si era ridotta a soli 5,71 milioni nel 2009, per tornare a superare gli 11 milioni solamente nel 2017; a inizio millennio, invece, la Cina era ancora all’ottavo posto nel ranking mondiale, con poco più di due milioni di esemplari (all’epoca, in Italia, se ne producevano 1,738 milioni, quindi i valori non erano distanti; nel 2018 il nostro dato è sceso a 1,06 milioni, dei quali 671 mila automobili).
Proiezioni future. Che cosa succederà nei prossimi anni? L’Anfia cita le proiezioni di Fitch Solutions, formulate lo scorso settembre, secondo le quali la produzione mondiale di autoveicoli è desinata ancora a crescere, toccando 103 milioni di unità entro il 2023: anno in cui, però, caleranno i volumi non solo nelle aree storicamente dedicate a queste attività (Usa, Canada, Giappone, Europa Occidentale), ma anche in Cina, dove si verificherà un fenomeno di assestamento (del resto, anche il 2018 vi ha visto una flessione del 4,2% rispetto all’anno precedente). La crescita sarà dovuta ai paesi in cui aumenterà la domanda, vale a dire quelli emergenti dell’Asia, del Sud America e dell’Europa centro-orientale, e a quelli in cui si concentreranno gli investimenti di aziende pubbliche e private per lo sviluppo delle nuove tecnologie (auto elettriche, connesse, autonome). Sulle vendite, invece, incideranno molto le scelte della politica (divieti e incentivi) in favore di un rinnovamento del parco circolante più obsoleto.
Come sono distribuite le auto. Un’ultima curiosità riguarda, infine, la diffusione del parco circolante di automobili a livello mondiale: sul pianeta nel 2018 c’erano 1,118 miliardi di vetture, pari a 147 ogni 1.000 abitanti. 271,5 milioni erano in Europa, 206 in Cina, 189 negli Usa, 62 in Giappone, 43,5 in Russia. E in Italia? L’Anfia ne conta 39 milioni (645 ogni mille abitanti). Più che in Canada (23,1 milioni), Messico (31,5), Brasile (36,9), India (35,1 milioni), Corea del Sud (18,7 milioni), per dire. Ma anche più di un intero continente come l’Africa (34,2 milioni) o di tutta l’Australia (17,8 milioni).
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