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Christian von Koenigsegg
Dagli esordi alla Gemera, la storia del car guy svedese

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La Koenigsegg ha recentemente presentato la Gemera, una GT a motore centrale con contenuti tecnici di altissimo livello. Questo nuovo modello sarà realizzato in una serie di 300 pezzi e punta a un diverso segmento di mercato rispetto a quello delle “hypercar tradizionali”. Un’auto fortemente voluta dal fondatore del marchio svedese Christian von Koenigsegg con cui abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchere. Ecco cosa ne è emerso.

Potresti dirmi di più sul film animato di "Pinchcliffe Grand Prix": è lì che è scoccata la scintilla, ovvero il tuo amore per le automobili?
Quando avevo cinque anni, vidi un vecchio film d'animazione norvegese in stop-motion, chiamato Pinchcliffe Grand Prix. Racconta di Reodor, un uomo che ripara biciclette e che decide di costruire la sua auto da corsa, con cui vince una gara, contro ogni probabilità. Sono sempre stato il tipo di persona che indaga e inventa le cose. È nella mia natura essere come Reodor e quando sono cresciuto, ho costantemente smontato gli oggetti per vedere come funzionassero, per capire se avessi potuto farli funzionare meglio. A volte ci sono riuscito, a volte no, ma ho sempre imparato qualcosa lungo la strada. Certo è che Pinchcliffe Grand Prix ha ispirato il sogno che alla fine sarebbe diventato Koenigsegg Automotive.

La tua ultima supercar si chiama "Jesko", il nome di tuo padre. Quanto è profondo il tuo rapporto che hai con lui?
Mio padre crede ciecamente in me. È stato lui a portarmi a vedere Pinchcliffe Grand Prix. Quindi si potrebbe dire che il contributo di mio padre alla mia azienda ne precede l'esistenza stessa. Lui e mia madre, Brita, hanno coltivato i miei sogni, incoraggiando il mio interesse per l'ingegneria pratica; per la ricostruzione di monkey bikes e scooter, nonché per la messa a punto di motori nautici. Nel 1995, dopo aver venduto la sua attività, mio padre si unì a me a Olofstrom nei primi giorni di vita della Koenigsegg Automotive: il suo doveva essere un periodo di affiancamento di sei settimane. Quelle sei settimane si sono trasformate in cinque anni...

Dagli esordi alla Gemera, la storia del car guy svedese

Jesko ha avuto un ruolo fondamentale per il tuo successo, quindi.
Assolutamente. È diventato il primo presidente del consiglio di amministrazione di Koenigsegg e ha riversato parte della sua vita – e molti dei suoi risparmi – nel futuro dell'azienda. La sua esperienza commerciale si è rivelata estremamente preziosa. Mio padre ha pure partecipato a una delle prime esibizioni di veicoli Koenigsegg al Festival di Cannes nel 1997. Il suo interesse per la compagnia e il piacere di promuoverla non sono mai svaniti. Oggi, a più di un decennio dalla fine del suo coinvolgimento quotidiano nelle attività, indossa ancora giacca e cravatta per partecipare allo stand Koenigsegg al Salone di Ginevra.

Nei primi anni ‘90 avevi inventato "Chip Player", una periferica per raccogliere contenuti musicali, e "Click floor", un sistema di fissaggio per la pavimentazione. Erano trovate intelligenti ma furono comprese solo qualche anno dopo. Pensi che questi fallimenti fossero segno di un destino che ti voleva car guy?
Non lo definirei destino, ma è stato sicuramente una prima dimostrazione del mio interesse per il design e per la scoperta di nuove soluzioni tecniche. Quando ero ancora più giovane ho anche fatto i miei primi disegni di auto. Avevamo un paio di computer, un Commodore 64 e un Amiga 1000. L'Amiga aveva un programma di disegno abbastanza buono per quegli anni, con migliaia di colori e una discreta risoluzione. Così ho iniziato a disegnare automobili sul computer già a metà degli anni '80 e ho continuato a farlo per anni. Ed erano tutte a motore centrale, anche allora.

E quando hai capito che progettare auto poteva essere molto più che un gioco?
Beh, vengo da una famiglia di imprenditori: sia mia madre che mio padre avevano un'attività in proprio, quindi per me era naturale pensare che un giorno avrei avuto una mia attività anche io. I miei non mi hanno mai detto cosa avrei dovuto o non avrei dovuto fare. Io volevo costruire le mie macchine e per loro andava bene. Ma, allo stesso tempo, sapevo che avrei dovuto capire come farlo usando le mie risorse. Perché ciò accadesse, dovevo racimolare un bel po' di soldi.

Dagli esordi alla Gemera, la storia del car guy svedese

In che modo li hai racimolati?
Quando avevo 19 anni avevo già alcune idee che volevo brevettare e per farlo avrei dovuto generare un capitale molto rapidamente. È stato allora che ho fondato la mia prima azienda. Avevo un piano piuttosto semplice: avrei scoperto di quali articoli aveva bisogno la gente, avrei trovato quella roba a un prezzo economico e poi l'avrei venduta a un prezzo superiore. Ho persino venduto polli congelati provenienti dagli Stati Uniti in Estonia. Non era per niente un'impresa di cui ero appassionato, ma ha funzionato e mi ha fatto guadagnare abbastanza per dare seguito al mio vero sogno, cioè costruire automobili, cosa che ho iniziato a fare il 12 agosto 1994.

All’epoca avevi appena 23 anni: non ti spaventava una simile impresa?
Diciamo che il piano di costruire automobili era praticamente l'opposto di quello che la gente di solito pensa sia un'idea imprenditoriale intelligente. Sembrava impossibile e dannatamente costoso. Inoltre, nessuno era mai venuto dal nulla, come me, e l'aveva fatto con successo. Quindi sembrava un'idea imprenditoriale stupida, un piano insensato da perseguire. Ed è per questo che mi è piaciuto. Volevo dimostrare a me stesso e a tutti gli altri che tutto è possibile se ci metti la mente, il cuore e l'anima. Ci credevo davvero, lo faccio ancora e da allora non ho fatto nient'altro. Certo, è stato sicuramente un duro lavoro, in cui la determinazione e la convinzione di una visione hanno portato me e la mia azienda dove siamo oggi.

Automobili Pininfarina Battista, Rimac C Two, Lotus Evija... quando vedremo la prima Koenigsegg 100% elettrica?
Aspettiamo e vediamo. Ora ci stiamo concentrando sulle soluzioni ibride, perché riteniamo che questa tecnologia meglio si concili con l’esperienza che una Koenigsegg vuole garantire, tanto su strada quanto in pista. Siamo molto ispirati dalla tecnologia EV, ma vogliamo comunque mantenere intatti il divertimento, la leggerezza e la sportività. Potremmo creare la supercar elettrica più estrema del mondo con la nostra tecnologia esistente, tuttavia sarebbe un'auto più pesante del nostro ibrido a biocarburante, che è ugualmente ‘neutro’ in termini di CO2 nella maggior parte delle condizioni.

Te lo chiedo solo per dovere di cronaca: alle Suv avete mai pensato?
Non sono attualmente nei nostri piani.

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