Si apre uno spiraglio nella crisi della Marelli di Crevalcore dopo l'ultimo incontro tra le autorità, la direzione e i sindacati. L'azienda, spiega la Regione Emilia-Romagna, ha comunicato di aver ricevuto cinque manifestazioni di interesse da parte di realtà imprenditoriali "che hanno passato una prima fase di valutazione sulla robustezza del piano industriale, la sostenibilità finanziaria e il livello di assorbimento dei lavoratori". Due di queste "sarebbero in fase più avanzata".
Pochi dettagli. Per ora non si conosce l'identità dei soggetti interessati a rilevare l'impianto alle porte di Bologna e a ridare una speranza ai 229 lavoratori. La Marelli, per questioni di riservatezza, non ha fornito i nomi dei possibili investitori, limitandosi a indicare l'interesse "di soggetti industriali, di diversa dimensione, attivi nella fusione e lavorazione di alluminio per vari settori, a partire dall’automotive e dall’energia". Predominante la componente nazionale: quattro sono aziende italiane, mentre solo una è una multinazionale. In tutti i casi, secondo l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, si tratta di realtà "con una seria reputazione e di dimensioni medio-grandi, nomi credibili e con un'esperienza consolidata sul mercato e già vagliati dal punto di vista sia finanziario che industriale". Dunque, per Colla, la vertenza ha compiuto un "un primo passo avanti concreto. Siamo a un passaggio molto delicato e importante, che vede già in campo soggetti industriali con una propria autonomia di processo e di prodotto. Così riteniamo si possa affrontare una discussione, a partire dai sindacati, per la reindustrializzazione del sito ma soprattutto per la massima salvaguardia di tutti i posti di lavoro". Il tavolo regionale è stato riconvocato per il 3 novembre, mentre per l'8 è previsto un nuovo incontro per fare il punto della situazione presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
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