Stellantis ha chiuso il 2023 con una generalizzata crescita delle principali metriche finanziarie, tra cui ricavi, profitti e flussi di cassa. Tuttavia non mancano segnali negativi, in particolare sul fronte della marginalità operativa, messa sotto pressione soprattutto nella seconda parte dell'anno. L'amministratore delegato Carlos Tavares parla di "risultati record" nonostante "le avversità del momento: sono la prova che siamo diventati un nuovo leader globale nel settore e che continueremo a essere solidi anche in previsione di un turbolento 2024", aggiunge il manager portoghese. "Grazie alla flessibilità delle nostre tecnologie e alla roadmap stabilita in termini di prodotto siamo pronti ad affrontare i vari scenari che potrebbero presentarsi, continuando a realizzare gli obiettivi del piano strategico Dare Forward 2030".
Ricavi e consegne. Entrando nel dettaglio dei numeri forniti dal gruppo, il conto economico annuale mostra ricavi netti in crescita del 6% a 189,5 miliardi. Le consegne, invece, si sono attestate a 6,2 milioni di unità e sono salite del 7%, il che suggerisce un primo segnale di ridimensionamento dell'effetto prezzi che ha garantito una forte spinta alla crescita di Stellantis nei suoi tre anni di vita. Inoltre, nel solo secondo semestre, si è fermato il percorso di continuo aumento del fatturato: i ricavi netti risultano in lieve calo dai 91,6 miliardi del pari periodo del 2022 a 91,2 miliardi.
Margini in sofferenza. L'anno si chiude, quindi, con un margine operativo adjusted (ossia al netto delle componenti straordinarie) in crescita di appena l'1% a 24,34 miliardi per colpa di un calo semestrale del 10% a 10,22 miliardi. Di conseguenza il margine operativo risulta in flessione dal 13,4% al 12,8% nell'anno e dal 12,3% all'11,2% nei sei mesi.
I segmenti operativi. La contrazione è attribuibile a una serie di fattori illustrati nella parte del comunicato dedicata all'andamento delle singole business unit di mercato. Il Nord America rappresenta sempre la principale fonte dei ricavi e dei margini annuali. Il fatturato, nonostante un aumento delle consegne del 2% a 1,9 milioni di unità, è salito dell'1%, mentre l'utile operativo è sceso del 5% a 13,3 miliardi, pagando principalmente uno sfavorevole mix di prodotto e gli stop produttivi causati dallo sciopero dello Uaw e i costi del nuovo contratto di lavoro del secondo semestre. In Europa, invece, per quanto i volumi siano saliti del 7% grazie a Fiat Ducato, Jeep Avenger, Opel Astra, Peugeot 2008 e Alfa Romeo Tonale, il fatturato e l'utile operativo sono saliti solo del 5%, con la marginalità sotto pressione, tra le altre cose, per l'aumento dei costi logistici e di approvvigionamento. Al contrario, il Medio Oriente ha visto le consegne salire del 57%, i ricavi del 64% e l'utile operativo del 111% e il Sud America, rispettivamente, del 2%, del 3% e del 16%. In entrambe le aree, il gruppo ha beneficiato di un miglior mix sia di prodotto, che di prezzi e ha così annullato gli effetti di un contesto valutario sfavorevole. Quanto alla regione composta da Cina, India e Asia Pacifico, tutte le voci risultano in calo.
Maserati. Infine, il comunicato mostra dati constrastati per Maserati. La Casa del Tridente ha chiuso l'anno con una crescita delle consegne dalle 25.900 del 2022 a 26.600 e dei ricavi da 2,32 miliardi a 2,33 miliardi grazie alla Grecale e alla GranTurismo. Tuttavia, l'utile operativo è sceso da 201 milioni a 141 milioni e il margine dall'8,7% al 6% a causa "dell'aumento dell'ammortamento dei costi di ricerca e sviluppo legati ai recenti lanci, ai maggiori costi industriali e al mix goegrafico sfavorevole". Tuttavia, è la seconda parte dell'anno a mostrare un netto peggioramento, con consegne in calo da 15.700 a 11,300, ricavi in flessione da 1,38 a 1,02 miliardi, utile operativo in contrazione da 139 milioni a 20 milioni e un margine crollato dal 10,1% all'1,9%.
Profitti e dividendi. In ogni caso, i profitti annuali sono cresciuti dell'11% a 18,6 miliardi, mentre i flussi di cassa netti delle attività industriali sono balzati del 19% a 12,9 miliardi. Tenuto conto anche di una situazione patrimoniale che mostra la disponibilità di una liquidità pari a 61,1 miliardi, il consiglio di amministrazione ha quindi proposto per la prossima assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo di 1,55 euro, il 16% in più rispetto a quanto corrisposto l'anno scorso, nonchè l'avvio di un programma di riacquisto di azioni proprie dal valore massimo di 3 miliardi di euro.
Le prospettive. Quanto ai prossimi mesi, il management rileva la possibilità di un contesto reso favorevole per l'andamento dei ricavi da una serie di fattori: per esempio, la riduzione dei vincoli nelle forniture e logistici, la stabilizzazione e la potenziale riduzione dei tassi di interesse e i vantaggi offerti dall’espansione dell’offerta di prodotti. Pertanto, si ribadisce l’impegno minimo di ottenere un margine di utile operativo rettificato a doppia cifra anche nel 2024, nonché un flusso di cassa industriale netto positivo nonostante le incertezze macroeconomiche.
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