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Industria e Finanza

Stati Uniti
Nikola finisce in bancarotta

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Arriva al capolinea l'avventura di un'altra delle tante startup statunitensi "anti Tesla": dopo la Fisker e la Canoo, è entrata ufficialmente in bancarotta Nikola, produttrice di camion a batterie e a fuel cell che ha anche tentato, senza successo, di entrare nel mondo dei pick-up elettrici. Presso una corte distrettuale del Delaware, l'azienda di Phoenix (Arizona) ha infatti depositato l'istanza per accedere alla protezione dai creditori garantita dal Chapter 11, l'articolo della legge fallimentare statunitense diventato famoso con la crisi della Chrysler e della General Motors, nel 2009.

Le motivazioni. "Come altre aziende nel settore dei veicoli elettrici, abbiamo dovuto affrontare vari fattori di mercato e macroeconomici che hanno avuto un impatto sulla nostra capacità di operare. Purtroppo, i nostri sforzi non sono stati sufficienti a superare queste sfide significative e il Consiglio d'amministrazione ha stabilito che il Chapter 11 rappresentasse il miglior percorso possibile, in base alle circostanze, per l’azienda e i suoi azionisti", ha commentato l'ad Steve Girsky, smentendo così le sue passate dichiarazioni sull'interesse dimostrato da "molti partner potenziali". L'istanza è la conseguenza di un lungo periodo di difficoltà finanziarie, culminato proprio con l'avvio di un processo di ricerca di capitali freschi e quindi di un'investitore interessato a rilevare l'intero compendio aziendale. I vertici, però, si sono dovuti arrendere di fronte al  disinteresse di terze parti a impegnarsi su una realtà che ha disatteso le aspettative iniziali, forse eccessive e sproporzionate. Arrivata al suo apice nel 2020, la Nikola era arrivata a valere in Borsa oltre 30 miliardi di dollari, più di grandi nomi dell'auto a stelle e strisce come la Ford. Non solo. Sull'azienda aveva riposto le sue speranze anche la General Motors, con un accordo multimiliardario, non perfezionato, che avrebbe dovuto portare il colosso di Detroit a entrare nella compagine azionaria e a produrre il pick-up Badger, nonché l'italiana Iveco, diventata a sua volta azionista e partner industriale della startup.

Anni di travaglio.  La Nikola è finita anche nel mirino di investitori e creditori per le promesse del suo fondatore Trevor Milton sullo stato dei progressi tecnologici. Milton, condannato da un tribunale di Manhattan a quattro anni di prigione e al pagamento di sanzioni milionarie per i reati di frode telematica e finanziaria, ha rassegnato le dimissioni nel 2020, ma il suo sostituto, Girsky, non è riuscito a risollevare le sorti dell'azienda. Basti dire che la produzione di camion elettrici è iniziata nel 2022, ma da allora ne sono stati assemblati appena 600, molti dei quali sottoposti a onerosi richiami per diverse problematiche. Ora, l'azienda si trova in cassa solo 47 milioni di dollari: con queste risorse dovrà finanziare la procedura di bancarotta, implementare il processo di vendita all'incanto delle attività in bonis e quindi uscire da un Chapter 11 che, sostanzialmente, sancisce la fine dell'impresa.

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