Antonio Casu, ceo dell’Italdesign, è uno dei papà dell’iniziativa che, sotto l’etichetta di Vehicle Valley Piemonte, mette assieme una serie di eccellenze regionali, grandi e piccole, cercando di moltiplicarne la risonanza. Fu lui a menzionare l’idea nel 2022 nel corso di un’intervista, notata poi dall’assessore allo Sviluppo attività produttive della Regione Piemonte, Andrea Tronzano, che lo chiamò e innescò lo scambio di idee che ha portato alla nascita dell'associazione. E sempre lui, Casu, aveva anticipato qualche mese fa, questa volta a Quattroruote, che il traguardo era vicino. Gli abbiamo chiesto un commento.
Qual è stata la molla che ha spinto i promotori e che riflessi si aspettano sul business del comparto?
Il tessuto delle imprese che lavorano nel settore automotive, come filiera, è formato da aziende medio-piccole (tolte alcune un po’ più grandi come noi, che siamo un migliaio di persone) che in alcuni casi sono poco conosciute a livello internazionale. La voce di ognuna di queste, da sole, è un po’ flebile. L’associazione può dar loro un megafono e può anche aiutarle a cantare tutte assieme e tutte a tempo.
Sì, però, alcune di queste sono concorrenti tra di loro…
Sì, alcune. Il tema è: vediamo come quelle non direttamente concorrenti possono mettere a fattor comune le rispettive competenze senza che una debba necessariamente andare a investire nel campo dell’altra. Le porto un esempio: il progetto che abbiamo congiuntamente annunciato con la Sabelt a luglio dell’anno scorso, che l’ha vista vincere un appalto per la progettazione e la costruzione di un sedile innovativo destinato alle vetture in modalità autonoma, in grado di proteggere gli occupanti che saranno seduti non più soltanto nella posizione "classica".
Ci ricorda come è andata?
È andata che Sabelt ha visto che per quel progetto servivano competenze più da sviluppatore-integratore di veicolo che da sviluppatore di sedile e quindi ci ha chiesto una mano. Ci siamo riusciti, perciò alla fine mi sentirei di affermare, con un filo di presunzione, che forse senza di noi Sabelt avrebbe faticato un po’ di più a vincere quella commessa. E con assoluta certezza che, senza di loro, Italdesign non sarebbe mai riuscita ad arrivare allo sviluppo di quel sedile, perché nessuno avrebbe pensato a noi.
E per le imprese che sono direttamente concorrenti?
Tra i soci fondatori, come aziende private, ci siamo noi e Pininfarina. Che sì, sono state per anni competitor in diversi settori, ma oggi i campi nei quali siamo in concorrenza diretta sono limitati. Ci sono già delle collaborazioni, invece. Per esempio, loro hanno una galleria del vento che noi utilizziamo. Così come possono esserci attività nelle quali Italdesign ha degli asset che Pininfarina non possiede, e se vogliono possono venire a chiederci delle prestazioni. Ciò non significa che smetteremo di essere concorrenti, ma semplicemente che anche tra concorrenti ci sono margini di cooperazione. E Vehicle Valley Piemonte può fare da catalizzatore.
In che modo, concretamente?
Beh, intanto quel che le associazioni sanno fare molto bene, se le istituzioni le seguono, è organizzare eventi, nei quali ci sono opportunità per le aziende di incontrare altre aziende. Tra l’altro, tra i soci che aderiranno al Vehicle Valley Piemonte, c’è anche l’Anfia (come socio ordinario e non fondatore, per non tradire il suo carattere nazionale della filiera italiana dell’automotive). E come l’Anfia ha creato un evento, qualche settimana fa, per far conoscere le imprese italiane fornitrici della BYD, così si può immaginare che la Vehicle Valley favorisca contatti e conoscenze che possano far arrivare sul territorio richieste di progetti. Ma è anche uno strumento per far conoscere meglio gli associati fra loro, così che diventi più facile dire: “Io so fare queste cose, non so fare queste altre; in quel campo posso offrire aiuto, nell’altro ne ho bisogno”.
Avete previsioni sull’impatto numerico – in termini di giro d’affari – che potrebbe avere sul business?
No, è un po’ presto per dirlo. Soprattutto nello scenario attuale, nel quale chi riuscisse fare previsioni sensate su volumi e ricaduta anche solo all’interno della sua azienda starebbe facendo un esercizio di futurologia assai poco scientifico. Non lo sanno neppure i costruttori auto che cosa faranno… Dobbiamo aspettarci un 2025 di transizione. Speriamo che si delinei qualcosa di più chiaro per il 2026, ma sarebbe prudente prepararsi anche per un '26 di transizione, piuttosto che immaginare che sarà festa e farsi cogliere poi scoperti e impreparati.
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it