Donald Trump sarebbe pronto all'ennesima retromarcia sul fronte dei dazi. Il condizionale è d'obbligo, visto quanto è difficile seguire l'intera vicenda del neoprotezionismo trumpiano. Per ora si tratta di indiscrezioni di stampa, per quanto autorevoli: infatti, è il Financial Times a scrivere che l'inquilino della Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di esentare i costruttori automobilistici dal pagamento di alcuni dei dazi più onerosi, vale a dire le tariffe applicate ad acciaio e alluminio, oltre a quelle sui componenti per le auto che Trump sta imponendo alla Cina per "contrastare il traffico di fentanyl".
Ennesimo dietrofront? Le nuove esenzioni, ricorda la testata britannica, non riguarderebbero i dazi del 25% su tutte le importazioni di auto di produzione estera e quelli sui componenti in vigore dal 3 maggio e si affiancherebbero ad altre deroghe. Washington, infatti, ha escluso proprio il settore auto dalle "tariffe reciproche" annunciate il 2 aprile scorso su gran parte del mondo. Tuttavia, i costruttori hanno proseguito le loro attività di lobbying per ottenere ulteriori concessioni ed evitare le peggiori conseguenze delle politiche trumpiane: forte aumento dei listini statunitensi, pesanti interruzioni nelle catene di approvvigionamento e massicci tagli agli organici. Non sono casuali, infatti, gli allarmi lanciati negli ultimi giorni da diversi dirigenti in un settore automobilistico a rischio sopravvivenza per colpa dei dazi di Trump, né i cambi di direzione dello stesso Trump: il presidente statunitense, di fronte al "sell-off" dei mercati finanziari e ai timori di un'imminente recessione, ha prima abbassato al 10% per 90 giorni i dazi reciproci e poi annunciato possibili deroghe per l'auto, esenzioni sull'elettronica di consumo e ampie riduzioni alle tariffe gravanti sulla Cina.
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