La Volvo ha deciso di aggiungere la XC60 alle produzioni dello stabilimento di Ridgeville, nella Carolina del Sud. La fabbrica statunitense, che attualmente sforna la EX90 e la Polestar 3, inizierà ad assemblare la Suv media della Casa svedese verso la fine del 2026.
I motivi. La Volvo ha motivato la decisione di portare la XC60 a Ridgeville con la necessità di dare seguito a una strategia di regionalizzazione delle produzioni, senza fare menzione dei dazi statunitensi alle importazioni di veicoli prodotti all'estero. Attualmente, la Suv esce dagli impianti di Torslanda (Svezia) e Chengdu (Cina). Del resto, la XC60 non è solo l'auto più venduta nella storia della Volvo (di recente ha superato la 240 con oltre 2,7 milioni di esemplari in circolazione in tutto il il mondo), ma è anche il modello della Casa più popolare tra gli statunitensi: le sue vendite, aumentate di quasi il 23% nei primi sei mesi del 2025, hanno superato il 33% dei volumi totali. Gran parte del successo si deve anche alla decisione di offrire diverse tipologie di alimentazione. Non a caso, il 25% degli esemplari commercializzati è ibrido plug-in.
Conti in perdita. La Volvo ha anche comunicato i risultati finanziari del secondo trimestre. Il fatturato è sceso dell'8% a 93,5 miliardi di corone svedesi per colpa anche di un calo delle vendite del 12% a 181.600 unità, mentre il risultato operativo è passato da un utile di 8 miliardi a una perdita di 10 miliardi (circa 900 milioni di euro al cambio attuale) a causa di una serie di fattori negativi tra cui oneri per 1,4 miliardi legati al piano per il taglio di 3 mila dipendenti e svalutazioni per 11,4 miliardi connesse al peggioramento delle dinamiche di mercato, all'impatto dei dazi su ES90 ed EX90 e ai ritardi della EX90. Al netto di tali fattori, la Volvo avrebbe chiuso il trimestre con un utile operativo di 2,9 miliardi, pari a un margine del 3,1%.
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