I matrimoni d’interesse che spesso portano l’industria dell’auto ad alleanze più o meno strane (delle quali ci siamo occupati nei giorni scorsi) non sempre conducono all’altare perfetti sconosciuti: sono praticamente altrettanti i casi di modelli consanguinei che s'imparentano. Questo per dire che, accanto alle cooperazioni finanziarie tra marchi che non hanno una proprietà comune, esistono numerosi esempi di auto-clone (spostando la carta carbone quel tanto che basta perché si noti meno che sono una la copia dell'altra) tra marchi che, invece, appartengono allo stesso Gruppo. L’esempio più lampante è quello di tre segmento A (Volkswagen up!, Seat Mii, Skoda Citigo). Ma ce ne sono tanti altri, come potete rilevare scorrendo la gallery.
Pianali e marketing. Ovviamente questa analisi si riferisce alle auto con una carrozzeria sostanzialmente sovrapponibile: tutt’altro discorso è quello dell’impiego intensivo di una singola piattaforma (nonché di comuni unità motrici) per ricavarci modelli diversissimi. Che, appunto, non ha nulla a che fare con il tema che stiamo qui sviluppando. È lecita a questo punto una domanda: trattandosi in sostanza della stessa auto, che vantaggio ricavo io, cliente, scegliendo il modello A piuttosto che il modello B, nei numerosi casi in cui entrambi siano disponibili sullo stesso mercato? In questi ambiti di grana particolarmente fina contano l’abilità del marketing, delle reti di vendita, del posizionamento commerciale (qui 100 euro fanno la differenza assai più che altrove) e, ovviamente, del singolo venditore.
Marco Visani
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