Il mercato dell’auto europeo si mantiene in territorio positivo: a novembre, secondo i dati diffusi dall’Acea, le nuove immatricolazioni nell’area UE + Efta + UK sono state 1.079.563, il 2,4% in più rispetto allo stesso mese del 2024. Si conferma il segno più pure nel bilancio annuale: nei primi undici mesi dell’anno le immatricolazioni totali sono state 12.098.650, con un incremento dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Mercati: la Spagna continua a correre
Analizzando i dati mensili delle diverse aree geografiche di riferimento, l’Unione Europea segna un +2,1%, i Paesi Efta un +28,3% e il Regno Unito un -1,6%. Tra i maggiori mercati del blocco comunitario, spicca sempre la Spagna, con una crescita del 12,9%. Bene anche la Germania (+2,5%), in lieve flessione la Francia (-0,3%), stabile l’Italia.
Sempre in spolvero elettriche e Plug-in
Sul fronte delle alimentazioni, prosegue il trend decisamente positivo delle motorizzazioni “alla spina”: nell’intero continente (UE + Efta + UK) le elettriche segnano un +37,3%, mentre nella sola Unione Europea registrano un tasso di crescita del 44,1% (25,7% da gennaio), con una quota di mercato che raggiunge il 16,9%. Le ibride plug-in migliorano del 33,9% (+38,4% nella UE) e le ibride non ricaricabili del 2,8% (4,2%). In calo le auto a benzina (-19,9%, con un -21,9% nel blocco comunitario) e le diesel (-23,1% in Europa, -23,2% nella UE).
L'andamento dei gruppi
Per quanto riguarda i costruttori, il Gruppo Volkswagen si conferma al primo posto in tutta Europa con 299.402 nuove immatricolazioni e una crescita del 4,1% rispetto a novembre 2024: tra i vari marchi, Volkswagen segna un +0,8%, Škoda un +4,3%, Audi un +9,9%, Cupra un +28,8%, mentre Seat flette dell’1,6% e Porsche del 28,9%.
Al secondo posto Stellantis, con 138.747 targhe e un calo del 2,7%. In crescita Opel (+5,5%), Citroën (+13,7%), Fiat (+16,1%) e Lancia (+20,7%), in calo Alfa Romeo (-5,3%), Peugeot (-15,5%), Jeep (-21,8%), DS (-36%).
Il Gruppo Renault immatricola 115.041 vetture, registrando un +3%, con un +5,7% della Renault e un -1,7% della Dacia. Crescono anche i gruppi Hyundai/Kia (+0,2%) e BMW (+1,7%). In calo Toyota (-9,9%), Mercedes-Benz (-7,8%), Volvo (-14,8%) e Jaguar Land Rover (-27,6%). Salgono Ford (+0,8%) e soprattutto le cinesi SAIC Motor (+20,9%) e BYD (+221,8%).
Scende la Tesla (-11,8%), contrastati gli altri marchi giapponesi: -10% Nissan, -13,5% Suzuki, +8,4% Mazda, +18,5% Honda, -25,5% Mitsubishi.
Il commento dell'Unrae
Nella sua consueta nota di commento ai dati Acea, l'Unrae punta l'attenzione sulla recente presentazione del pacchetto Automotive da parte della Commissione Ue. "Le nuove misure, pur introducendo una certa flessibilità, confermano l’ambizione di una mobilità a zero emissioni, con un ruolo centrale dell’auto elettrica, in particolare per le flotte aziendali e le auto dei segmenti inferiori”, sottolinea il direttore generale Andrea Cardinali. “Dopo un dibattito sulla revisione anticipata dei Regolamenti che si trascina ormai da quasi due anni, il Pacchetto automotive doveva finalmente portare certezze sul quadro normativo, un bisogno vitale per operatori e clienti. Al momento, però, queste certezze sembrano ancora di là da venire".
"La proposta della Commissione dovrà attraversare il consueto iter legislativo del Trilogo con Europarlamento e Consiglio Europeo, che potrebbe modificare il dispositivo anche sostanzialmente. Ma lo stesso Pacchetto fa ampio rinvio ad Atti Delegati, che solitamente vengono redatti dopo l’approvazione di un Regolamento e che quindi potrebbero allungare ulteriormente i tempi”, aggiunge Cardinali, secondo il quale "servono chiarezza e semplicità; invece, il sistema dei crediti appare alquanto complesso e macchinoso. Lo stesso concetto di “Made in EU” è molto ambiguo, in un’industria caratterizzata da catene di fornitura estremamente globalizzate: il modo in cui verrà definito è cruciale per l’applicazione concreta dei crediti. Si tratta comunque di una misura che potrebbe generare un forte impatto inflazionistico a scapito della clientela, sia consumatori che aziende. Inoltre, lo schema del “banking & borrowing” lascia ancora scoperto il periodo 2028-29. Ma soprattutto, nella proposta manca qualunque investimento sui fattori abilitanti, che sono fondamentali per il decollo della mobilità a zero emissioni, soprattutto in mercati arretrati come il nostro”.
“La proposta sulle flotte aziendali verdi fissa dei target differenziati per i vari Paesi Membri, basati sul Pil pro capite senza tenere sufficientemente in conto l’effettivo stadio di avanzamento della transizione energetica. Così l’Italia si ritrova obiettivi più ambiziosi rispetto a Paesi che sono già molto più avanti. Peraltro, l’ambito di applicabilità della nuova norma sarebbe riservato alle “grandi aziende” - definite in base ai valori di attivo, fatturato e personale - senza riferimento alla dimensione della loro flotta. Storture di questo tipo andrebbero corrette durante l’iter legislativo”, conclude Cardinali, non prima di parlare del caso Italia. “Noi partiamo con uno svantaggio da colmare tramite misure ad hoc in ambito nazionale. Se l’Europa deve fare chiarezza, l’Italia deve fare la sua parte”.
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