Ha un nome da donna la concept car presentata da I.DE.A Institute (presieduto da Pietro Lardini, con sede a Torino) in occasione dell'80a edizione del Salone di Ginevra. Ma non un nome qualunque: Sofia. E il pensiero non può non andare a una delle più famose attrici italiane di sempre, la Loren.
Donna sei tanto grande?. "Abbiamo pensato che questo nome potesse esprimere, al meglio, l'italianità della nostra vettura ? ci spiega il capo del design di I.DE.A, Umberto Palermo ? e Sofia, non solo è una creatura tutta made in Italy, ma vuole essere anche un omaggio all'eleganza e alla femminilità". Sofia è una berlinona quattro posti, lunga oltre cinque metri e si ispira alle forme di un corpo femminile. Ha linee morbide e sinuose, con il frontale dinamico e incisivo e la parte posteriore più rastremata, "così, al primo colpo d'occhio sembra meno lunga, mentre il profilo seducente assomiglia alla silhouette di una bella donna", ci tiene a precisare il designer.
A me gli occhi. Anche lo sguardo ? il disegno delle luci ? della concept car è stato studiato ad hoc. "Mi sono ispirato ? prosegue Palermo? alla lampada Eclisse, disegnata negli anni Sessanta da Vico Magistretti. Quattro piccole barre che si muovono per aumentare o diminuire lo spettro di luce".
Abito di-vino. Ovviamente Sofia non solo ha un abito su misura, ma la tinta della carrozzeria, color rosso rubino cangiante, è stata realizzata dopo oltre cento tentativi da parte della modelleria del centro stile torinese. "A dirla tutta ci siamo ispirati a un bicchiere di vino di barolo ? racconta il capo del design ? e abbiamo provato a inclinarlo alla luce. Il risultato è davanti agli occhi di tutti, ovvero il colore della carrozzeria della Sofia".
Batticuore. La concept car della I.DE.A dispone di un propulsore V8 da 400 CV con cambio manuale sequenziale a sei marce, abbinato a un motore elettrico da 100 CV con batterie di accumulatori ai polimeri di litio.
Sotto il vestito niente. Ha un aspetto elegante e raffinato, questa Sofia, ma sarà così anche nell'abitacolo? "Beh, gli interni abbiamo deciso volutamente di non disegnarli - conclude il designer - perché, secondo noi, una bella donna è meglio godersela vestita".
Ilaria Brugnotti
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