Una città che si lega al lancio di un'automobile non è in assoluto una novità, ma che questo avvenga negli Stati Uniti e con un prodotto italiano è già meno ipotizzabile. È successo, invece, a Miami, in Florida, con la Lamborghini Aventador LP700-4 Roadster: una città gemellata con i bolidi di Sant'Agata, che si prendono tutta l'attenzione per un lancio mondiale che dura un mese.
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A tutta...in pista di decollo. Auto che fanno passerella per le vie del centro e poliziotti sulle caratteristiche Harley che scortano auto e tester a bloccare il traffico agli incroci o per aprire varchi impossibili. Ma anche protagoniste di una sfida esagerata permessa in uno degli aeroporti più trafficati del mondo: l'Aventador LP700-4 Roadster contro un grosso aereo di linea battuto nell'accelerazione fino a che il mostro dei cieli non è decollato, mentre l'auto ha continuato in pista fino ai 350 orari, timbrando la sua velocità massima.
Lo scenario perfetto. Gli Stati Uniti sono il primo mercato per la Lamborghini, che vende soprattutto in California, in Texas e appunto nel sud della Florida. In più, a Miami ci sono dai 25 ai 30 gradi anche in gennaio e non ci può essere posto più azzeccato per l'esagerata Aventador Roadster dal tetto che si può sistemare del bagagliaio e le parvenze da diva hollywoodiana.
Prestigio e tecnologia. Questo bolide da 300 mila euro più Iva - e 700 CV sotto il vestito - è stato accolto dalla gente con incredibile simpatia: non c'è da quelle parti quell'astio che purtroppo da noi separa i possessori di auto di lusso dalla gente comune. I passanti sorridono, spesso scattano foto o girano brevi filmati con il telefonino. Poi chiedono notizie, si fanno immortalare al fianco dell'auto, insomma fanno sempre festa. Merito di una vettura che ha forme molto eccitanti e nasconde una tecnologia davvero raffinata, che per gli americani si esalta nello stretto rapporto con la Boeing per lo studio dei materiali compositi.
Dodici cilindri che all'occorrenza diventano sei. Già, perché questa Aventador a cielo aperto (il tettuccio si divide in due parti di appena sei chili ciascuna, ma con una rigidezza incedibile) trasuda di materiali compositi per esaltare la sua raffinata ed esasperata ricerca della riduzione del peso, a dispetto di un 12 cilindri da 6.5 litri con 48 valvole e senza turbocompressori, che adesso si vanta anche di aver ridotto sensibilmente le emissioni grazie a tre mosse più facili a dirsi che a realizzare. Sotto i 130 orari un sofisticato software permette, infatti, di disattivare un'intera bancata (quindi sei cilindri) alternandone l'uso tra le due per tenere sempre calde tutte le parti del motore. Si viaggia a sei, dunque, e nemmeno è facile accorgersene a bassa andatura. Poi è stato introdotto lo Start&stop e quindi lo si è dotato di un sistema elettronico capace di far ripartire il motore in appena 180 millisecondi, che sono davvero un nulla.
Può diventare (quasi) una trazione posteriore. L'auto è ovviamente a quattro ruote motrici con distribuzione della trazione come serve, tenendo però conto che all'anteriore si può arrivare al massimo a una ripartizione del 60%. Questo con la guida in assetto "normale", perché invece in "Sport" si trasforma l'auto in una vera trazione posteriore (il 90% è dietro), cosa che si attenua appena un po' nell'esasperato assetto "Corsa" quando dietro si scarica l'80%. Inutile domandarsi se piacerà ai potenziali clienti: a oggi tutta la produzione 2013 è stata prenotata e si va riempiendo la lista dei pretendenti per quella del 2014.
Da Miami, Carlo Cavicchi
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