Nasce sostanzialmente per soddisfare il desiderio di chi vuole qualcosa di diverso, più distintivo e sfizioso della solita station. Il senso della nuova Volkswagen Passat Alltrack, in fondo, è da ricercarsi proprio negli aspetti esteriori. Perché come tutte le altre wagon rialzate - Audi allroad in primis - non ha chissà quali ambizioni off-road, al di fuori di quelle concesse dalla trazione integrale 4Motion di serie e dall'assetto rialzato di circa tre centimetri.
Solo diesel da noi. Il modello "rustico", caratterizzato da un design più deciso in dettagli come il paraurti, e dalle classiche protezioni in plastica che la riparano un po' dall'impiego sullo sterrato, condivide il resto della meccanica con la nuova Passat Variant: in Italia, inevitabilmente, la scelta sarà limitata ai diesel. Tre, i 2.0 TDI a listino: il 150 CV con cambio manuale sei marce (39.050 euro), il 190 CV con Dsg dotato dello stesso numero di rapporti (43.650) e il 240 CV biturbo con il più recente Dsg sette marce (47.850).
Dentro è praticamente perfetta. Le conferme, comunque, vanno oltre la gamma motori: lo si scopre una volta dentro questa Alltrack, che mantiene della nuova Passat l'elevato livello delle finiture. Curatissima, per il segmento d'appartenenza, la scelta dei materiali, così come l'assemblaggio e l'attenzione al dettaglio (vedi la moquette nei portaoggetti delle portiere). Poche le sbavature, e bisogna mettersi d'impegno per trovarle: la leva per la regolazione manuale dello schienale passeggero, per esempio, non è rifinita sul lato interno.
Abitacolo luminoso. Piccolezze a parte, l'impressione complessiva è quella di trovarsi in un ambiente piacevole e molto luminoso, grazie alle dimensioni rimarchevoli di parabrezza e finestratura anteriore, e ai montanti sottili. Una sensazione di grande confort, insomma, che trova riscontro nell'indole del modello.
Si sente l'assetto rialzato. L'assetto più alto si nota eccome tra le curve, e complice un'impostazione tendenzialmente morbida delle sospensioni, la Alltrack guarda chiaramente verso la comodità, senza curarsi troppo di quell'agilità che non potrebbe mai essere il suo forte.
Con l'elettronica modifichi tutto. Anche giocando con i vari settaggi del veicolo (si può programmare praticamente tutto: in Individual si raggiungono livelli da simulatore di guida) e scegliendo le impostazioni più sportive, il discorso non cambia drasticamente. La Passat Alltrack rimane una familiare con spazi da prateria per colli, cani e bambini, che non intende sconfinare dove sarebbe ingeneroso condurla.
Ok col 150 CV. Al netto di certe inclinazioni dinamiche tutto sommato immaginabili, la station-crossover rimane una piacevole compagna per chi guida: il 2.0 TDI 150 CV colpisce per la rotondità di funzionamento, la gradualità del turbocompressore, l'assenza di vibrazioni e rumorosità, anche ai bassi regimi.
La tentazione del biturbo. Ricco di coppia (340 Nm) e dotato di un allungo ben superiore a quanto necessario nella guida quotidiana (il "tetto" è a 5.250 giri), il diesel entry-level è assecondato da un cambio manuale dagli innesti sempre precisi: il 150 CV, se non si ritiene indispensabile il doppia frizione, ci sembra la scelta più adatta per questo modello. Concedersi un ripasso del BiTDI (protagonista in questi giorni del Diario di Bordo), era però una tentazione troppo forte per resistere.
Aspirazioni sportive per il BiTDI. Con la forza di 240 CV e 500 Nm (e il supporto istintivo del Dsg sette marce) il quattro cilindri cambia radicalmente faccia e carattere, sorprendendo con una potenza e una rabbia da sportiva. Senza il quasi davanti all'aggettivo: quel motore lì è pronto per qualcosa con scritto "GTD" sulla griglia. Passo corto, macchina leggera, coppia a palate (e trazione integrale, bitte). Sai che missile...
Da Monaco di Baviera, Fabio Sciarra
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