Ha abbandonato la forma da cubetto di tre metri e mezzo per diventare una slanciata e comoda citycar di 3,72. La Suzuki Splash è l'erede della Wagon R+ e come lei nasce con la gemella tedesca Opel Agila, dalla quale si differenzia solo per le linee del frontale, delle luci e per certi dettagli sul portellone.

Salendo a bordo, colpiscono l?abitabilità e la qualità delle finiture. Il posto guida è turistico, con la seduta abbastanza alta e il volante (regolabile solo in altezza) un po' inclinato, però si sta comodi; la plancia è ben fatta: bel design, ricca strumentazione, col contagiri che spunta in alto, i comandi ben disposti e un'autoradio che fa tutt'uno con la console e ha di serie i tasti sul volante.

Lo spazio a bordo è accogliente per quattro, anche se la Splash, a differenza della Wagon R+, è omologata per cinque. Manca la possibilità di far scorrere il divanetto posteriore, che avrebbe consentito di far viaggiare meglio i passeggeri posteriori o di aumentare lo spazio per i bagagli, a seconda delle esigenze. Peccato perché, se l'abitabilità è buona, non si può dire altrettanto del vano posteriore: per un'auto di 372 centimetri, una capacità di carico sotto i 200 litri e con serie difficoltà persino a stivare un passeggino chiuso (per farcelo stare bisogna abbattere uno schienale del divanetto) non sono proprio credenziali imbattibili. Specie per una citycar cinque porte a vocazione "familiare".

Nelle prove di stabilità, la Splash va bene sull'asfalto asciutto, ma senza Esp va in crisi sul bagnato (il Safety Pack che comprende Esp e airbag a tendina è disponibile con un sovrapprezzo di 700 euro). La piccola Suzuki non è certo una sportiva, soprattutto con il tre cilindri di un litro da 65 cavalli, ma è comunque un?auto briosa e non dà mai la sensazione di essere in affanno, se non nelle riprese in quinta.

I consumi risultano tutto sommato corretti (7,3 litri di benzina per 100 km di media), mentre il tracciato del confort promuove gli ammortizzatori, capaci di filtrare bene le imperfezioni della strada e in difficoltà soltanto sui soliti tombini. Infine, la rumorosità è contenuta alle basse velocità, dove il tipico "frullio" dei tre cilindri pare del tutto assente, mentre il motore si fa sentire alle andature autostradali. Questo, però, per una citycar non è certo un grave difetto.