Ogni anno in Italia “spariscono” due miliardi di euro nel settore dei carburanti, illecitamente sottratti all’erario: una frode fiscale che riguarda accise (le tasse su benzina e gasolio) e Iva. Questo il succo della relazione del presidente dell’Agenzia delle dogane, Roberto Alesse, che ha riferito in commissione Finanze alla Camera. Il picco si è verificato tra il 2018 e il 2020, quando i carburanti ceduti in nero ammontavano a 300 milioni di litri al mese, ossia il 10% dell’erogato: tradotto, mancavano un miliardo di accise più un miliardo di Iva. Per dare l’idea, il 20% del valore delle fatture per operazioni inesistenti individuate dalla Guardia di finanza nel 2023 riguarda i prodotti petroliferi.
Come "scompaiono". A pesare, soprattutto, è l'immissione clandestina da parte di altri Stati Ue di prodotti energetici non sottoposti al tracciamento elettronico, come oli lubrificanti leggeri a bassa viscosità: il problema è che, per farli circolare, basta un documento di trasporto cartaceo, "invisibile". Un aiuto è già arrivato dall’introduzione (il 1° ottobre 2020) dell’obbligo di E-Das, il documento elettronico di accompagnamento, che sarà esteso a tutti i prodotti energetici.
Biocarburanti, occhio. "Particolare attenzione andrà rivolta all’incremento delle tipologie e dei quantitativi di biocarburanti e al relativo impatto sul prezzo finale", ha chiosato Alesse. Oggi, la componente del prezzo relativa al costo per la miscelazione dei carburanti biologici in quelli fossili ammonta a cinque centesimi al litro. Ma questa cifra salirà in linea con gli obblighi correlati alla transizione ecologica, col risultato che le pratiche irregolari potrebbero lievitare.
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