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Donne (saudite) al volante
LA RIVOLUZIONE SI AVVICINA!

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Lo sapevate che c'è un Paese al mondo dove le donne non possono guidare? Che addirittura rischiano il carcere se vengono beccate al volante? Esiste, ma forse ancora per poco. Sull'onda delle rivoluzioni che stanno scuotendo il Medio Oriente con richieste di democrazia, dall'Egitto alla Siria, passando dalla guerra civile in Libia, persino nella ipertradizionalista Arabia Saudita si muove qualcosa. Qui non si tratta di un cambio di regime o della cacciata di un dittatore, ma molto più semplicemente del "Right-to-Drive", una campagna che sembra davvero roba d'altri tempi (in effetti, fa venire in mente la lotta per i diritti civili dei neri in America, negli anni 60).

 

I fatti. Una donna di 32 anni, Manal al-Sharif, è stata arrestata domenica scorsa a Dammam, nell'est del Paese, per "disturbo dell'ordine pubblico" e "incitamento dell'opinione pubblica" per aver guidato un'auto ben due volte, con lo scopo dichiarato di perorare la causa delle donne al volante. Secondo il suo avvocato, Adnan al-Saleh, infatti, nel weekend sarebbe partita una campagna su Facebook e Twitter per incoraggiare le donne a partecipare senza paura alla protesta di massa organizzata per il 17 giugno. Per ora si sono riuniti su internet ben 12.000 sostenitori (non solo donne), ma le autorità saudite stanno cercando di boicottare il risultato. Si tratta di una battaglia di principio, ma non solo. Normalmente, infatti, le donne sorprese alla guida vengono solo multate e costrette a firmare una dichiarazione in cui si impegnano a "non farlo più"? Ma un movimento di rivendicazione queste dimensioni su Facebook è tutt'altra cosa, ed è per questo che Manal al-Sharif si trova dietro le sbarre.

 

Mobilitazione sul web. L'Arabia Saudita è l'unico Paese dove solo ai maschi è consentito prendere la patente, ma c'è da dire che alle donne è ancora precluso persino il diritto di voto (in Italia c'è solo dal referendum del '46, tanto per chiarezza) e anche di lavorare senza il permesso di padri o mariti. Di patente alle donne, comunque, si parla da tempo anche dalle parti di Ryad. Anche prima dell'arresto, il dibattito era arrivato in televisione e sui giornali. Con gli immancabili connotati religiosi, di importanza fondamentale in un Paese dove l'Islam è legge. Un argomento a favore del cambiamento è che le donne potevano guidare un asino già ai tempi del Corano? Una via d'uscita potrebbe arrivare ancora una volta dalla rete. Al momento, una petizione on-line per la liberazione di Manal, da inoltrare al Re Abdullah, ha raccolto 600 firme tra donne e uomini del Paese. Chissà che il 17 giugno un mega ingorgo di protesta di auto guidate da donne non possa finalmente segnare un nuovo grande risultato in questa primavera araba.

 

Andrea Sansovini

 

Qui sotto il video di Wajeha Al Huwaider, la 45enne attivista saudita che già nel 2008 aveva sfidato le leggi del suo Paese facendosi riprendere mentre guidava "non accompagnata".

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