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Curiosità

Itinerari in auto
Da Imperia a Triora, dove la Liguria è silenziosa

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Un'altra dimensione rispetto al caos delle spiagge per le quali la Liguria è famosa ai più. L'entroterra ligure è una sorta di mondo parallelo che in pochi conoscono: per la nostra rubrica Itinerari in auto, oggi vi portiamo a scoprire i borghi tra Imperia e Apricale, con castelli che hanno ispirato pittori impressionisti e chiese caratterizzate da splendidi affreschi. Un viaggio su strade piene di curve e tornanti che parte dal mare e arriva sulle montagne fino a oltre 1.000 metri d'altitudine. Una proposta ideale per una gita fuoriporta per la Fase 3, o per un weekend lungo in cui coniugare soste culturali a momenti di relax al mare. Con la raccomandazione di verificare in anticipo le aperture dei luoghi di interesse.  

C'è chi – quasi tutti, in realtà – identifica la Liguria con la sottile striscia di territorio che separa l'autostrada dal mare. Sembra grottesco, ma alla prova dei fatti è così. Di conseguenza sono in pochi a inoltrarsi nella Liguria vera, quella che nulla ha a che spartire con spiagge affollate, affannose ricerche di un parcheggio e serate in coda sull'Aurelia. A quei pochi non racconteremo nulla di nuovo. A tutti gli altri suggeriamo, partendo da Imperia, di seguirci lungo l'A10, per uscirne a Ventimiglia. Qui bisogna imboccare la s.s. 1 in direzione est, per svoltare quasi subito a sinistra sulla s.p. 64 e iniziare a risalire la Val Nervia.

Itinerario 9

L'itinerario in auto da Imperia a Triora

Tra uliveti, faggeti e castagneti. Qualche chilometro dopo aver superato Camporosso, lo sguardo sarà attirato da un'apparizione piuttosto singolare: lo scheletro di un castello che, con le sue due alte torri quadrangolari, spunta alle spalle di un paese bagnato da un fiume – il Nervia, ovviamente – su cui fa capolino un ponte medievale a schiena d'asino. La fortificazione fu costruita dai conti di Ventimiglia nel XII secolo, ma venne pesantemente colpita dall'artiglieria franco-ispanica il 27 luglio 1744, nel corso della guerra di successione austriaca: di qui il suo aspetto non poco malandato. La visione d'insieme – il castello, il borgo, il ponte – ha comunque un certo qual fascino spettrale che incantò anche Claude Monet, il quale le dedicò ben quattro quadri. Non sappiamo se il maestro impressionista abbia proseguito fino a Isolabona, per poi lasciare il fondovalle e inerpicarsi tra uliveti, faggeti e castagneti verso Apricale. Voi, però, fatelo: scoprirete un altro paese-gioiello, prima di risalire fino a Bajardo. L'aria si farà sempre più frizzante, anche perché a un certo punto si supererà quota 900. Lasciata l'auto, arrampicatevi fino alla cima del paese, dietro le sinistre rovine della chiesa di San Nicolò (qui il terremoto del 1887 colpì duro), tra capitelli e sculture, da dove è possibile ammirare uno strepitoso panorama sulle Alpi Marittime. Poi, giù verso Castel Vittorio, piccola deviazione alla volta di Pigna, suggestivo borgo medievale a cerchi concentrici, e di nuovo su lungo la s.p. 64, che da qui cambia numero e diventa 65.

Uno sguardo al mare dai tornanti. Il paesaggio si fa aspro e boscoso, ma mentre ci s'inerpica verso la Colla di Langan (occhio alle moto, che da queste parti sono spesso numerose), tra eriche e ginestre, oltre le punte degli alberi ogni tanto appare il mare, regalando scorci di grande bellezza. Superata quota 1.127, s'inizia a scendere tra i pascoli, attraverso una lunga serie di ripidi tornanti. Obiettivo: Triora, con le sue belle chiese, collegiata dell'Assunta in primis, e il Museo regionale etnografico e della stregoneria, che racconta la storia della locale cultura contadina, segnata anche da momenti tragici, come i processi che a fine '500 colpirono alcune donne accusate di essere streghe. E in questo borgo appenninico, tra portali decorati e archi scavati nella roccia, il caos del litorale sembrerà appartenere a un'altra dimensione.

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Apricale (foto Berthold Werner)

Da vedere: Apricale, nel paese degli artisti. Che Apricale sia un paese che si sviluppa tutto in verticale lo si capisce anche guardandolo da lontano. Visto dall'esterno, è un borgo a gironi aggrappato a un'altura da cui sbuca il cinquecentesco campanile della chiesa parrocchiale. Visto all'interno, è un contorto labirinto di vicoli a scalinata, sottopassaggi, case di pietra addossate l'una sull'altra su diversi livelli. Il suo aspetto, alla fine, è in linea di massima ancora quello che avrebbe potuto osservare un viaggiatore del '500. Con un'eccezione: gli affreschi naïf di scene religiose e agresti, realizzati a partire dagli anni 60, che decorano le case. Nulla di straordinario, sotto il profilo artistico, se presi uno per uno. Nell'insieme, tuttavia, conferiscono ad Apricale un carattere del tutto peculiare. Ogni sabato, una visita guidata consente di scoprire la storia e le vicende legate agli angoli più belli del "borgo degli artisti". S'inizia dalla Madonna degli angeli, totalmente avvolta da affreschi che vanno dal '400 al '700. Poi, ecco la Torre del boia, su un lato della quale si può ancora vedere il ripiano di tufo su cui i condannati a morte erano costretti ad appoggiare la testa: l'edificio ospita una collezione di asce e oggetti da taglio. Ma il fulcro della visita è l'arrivo in piazza Vittorio Emanuele, su cui si affacciano l'oratorio di San Bartolomeo, che conserva un polittico del 1544 raffigurante il santo, la chiesa parrocchiale, con il suo pavimento di mosaico, e il Castello della Lucertola. Questo bizzarro maniero conserva parte della cinta muraria e la torre del XII secolo, che ora fa da base al campanile della parrocchiale, ma è stato in più punti trasformato: il giardino pensile che sbuca dagli spalti, per esempio, è d'inizio '900. In ogni caso, questa asimmetrica e stranamente armonica piazza emana un fascino che va al di là dei singoli edifici che la dominano. Sembra una quinta teatrale, di certo è uno dei tanti tesori nascosti dell'Italia minore.

IL VIAGGIO IN CIFRE

Distanza totale: 121 km

Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti (soste escluse)

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