Quella che debuttò al Salone di Francoforte del 1985 non era una Serie 3 E30 qualunque, abbellita soltanto di alcune appendici aerodinamiche: sviluppata in collaborazione con il reparto Motorsport, doveva essere utilizzata per correre, soprattutto nel Campionato Mondiale Turismo. L'allegato J del regolamento sportivo internazionale imponeva di costruire almeno 5.000 esemplari in 12 mesi consecutivi per ottenere l'omologazione, in questo caso di Gruppo A. La BMW M3, quindi, doveva pure essere adatta all'uso stradale, oltre ad attrarre clienti dal piede pesante.

Punta alla leggerezza. Le modifiche estetiche si ridussero alle minigonne, agli archi passaruota allargati, allo spoiler posteriore e ai cerchi in lega BBS da 15”. Sotto il cofano, la scelta dei tecnici tedeschi fu dettata soprattutto da questioni di peso: si scelse il blocco del 4 cilindri M10 – Campione del Mondo F1 1983 con la Brabham di Piquet – e la testata a quattro valvole utilizzata dalla BMW M1 nel campionato Procar. Da tutto ciò scaturirono 200 CV a 6.750 giri: complice la massa di circa 1.200 kg, la M3 riusciva a scattare da 0 a 100 km/h in soli 6,8 secondi, raggiungendo una punta massima di oltre 230 km/h.

Palmarès. Naturalmente, anche l'impianto frenante e l'assetto, con molle sportive e ammortizzatori ritarati, furono adeguati all'aumento prestazionale. Nonostante la potenza in gioco, gli interni furono pensati anche per l'utilizzo quotidiano: il servosterzo era di serie mentre dotazioni come l'aria condizionata e i sedili in pelle rientravano nella lista degli optional. Prima della fine della produzione, nel 1990, dopo poco più di 17.000 esemplari assemblati, la BMW M3 riuscì a vincere qualcosa come 32 Campionati nella categoria Turismo. Venne impiegata anche nei rally, soprattutto da team privati, ottenendo una vittoria assoluta nel Mondiale e ben 12 nell'Europeo.
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