Negli anni ’90, per chi cresceva tra poster e modellini, poche auto erano in grado di catturare l’immaginazione come la Lamborghini Diablo. Bassa, larga e tagliente, imponeva la propria presenza già da ferma: un’immagine che per un bambino significava velocità assoluta, forse la più estrema del panorama automobilistico dell’epoca.
Dietro questo impatto visivo si celava una storia complessa. La Diablo nacque in un periodo creativo esaltante ma instabile per Lamborghini, con la responsabilità di sostituire la Countach, vettura che aveva garantito la sopravvivenza della Casa nei momenti più difficili.
Il progetto P132 e la sfida ai rivali
Il progetto P132, guidato dall’ingegnere Luigi Marmiroli, aveva il compito di conciliare prestazioni, comfort e sicurezza, confrontandosi con concorrenti in rapida evoluzione come la Ferrari Testarossa, la Porsche 959 e la F40. Marmiroli approfondì la conoscenza del marchio recandosi direttamente da Ferruccio Lamborghini e studiando da vicino Miura e Countach, per interpretare con precisione l’identità che la nuova vettura avrebbe dovuto incarnare.
Design e motore: la firma di Gandini e il V12 da 492 CV
Il design fu affidato a Marcello Gandini, il cui tratto aveva già definito l’immagine Lamborghini nei decenni precedenti. La scelta del motore ricadde su un V12 L522 da 5,7 litri, capace di 492 CV e 580 Nm di coppia, con iniezione elettronica LIE e quattro alberi a camme in testa. Il telaio tubolare e la distribuzione interna dell’albero motore abbassavano il baricentro, mentre lo sviluppo aerodinamico fu condotto anche al Laboratoire Aérodynamique Eiffel. Le prime prove su strada e pista a Nardò segnarono le fasi cruciali del progetto. L’arrivo di Chrysler come investitore nel 1987 permise di sostenere i test e accelerare lo sviluppo, nonostante i ritardi che posticiparono il lancio, originariamente previsto per il 1988.
Il debutto e l’evoluzione della Diablo
Il nome Diablo fu scelto in prossimità della presentazione ufficiale, avvenuta il 20 gennaio 1990 a Montecarlo, segnando l’inizio della produzione di una delle Lamborghini più iconiche. La Diablo si evolse rapidamente, introducendo la trazione integrale con la versione VT del 1993 e aggiornamenti tecnici come ammortizzatori elettronici e servosterzo. Le versioni SE30, SV e GT rappresentarono i vertici prestazionali della gamma, con potenze fino a 575 CV e pesi ridotti fino a 1.460 kg. La Diablo GT-R e la SV-R portarono il V12 anche in pista, consolidando l’esperienza agonistica della Casa. Il restyling del 1998, sotto la guida di Luc Donckerwolke e la proprietà Audi, ammodernò linee e motore, introducendo la 6.0 con 550 CV e 620 Nm, mantenendo l’usabilità quotidiana senza rinunciare alle prestazioni estreme.
Un’eredità che dura nel tempo
Con 2.903 esemplari prodotti fino al 2001, la Diablo chiuse il suo ciclo cedendo il testimone alla Murciélago, lasciando un’eredità tecnica e stilistica che ha influenzato la Lamborghini contemporanea, confermando il valore di un progetto che seppe coniugare audacia estetica e precisione ingegneristica.
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