Supponiamo che abbiate intenzione di convertivi all’auto elettrica, ma che a frenarvi, come ultimo ostacolo sulla strada di questo cambiamento, sia la potenza dell’impianto domestico per la ricarica della batteria. In genere, infatti, i contatori più diffusi appartengono alle due fasce più basse di potenza, fino a 3 e fino a 4,5 kW: valori che possono risultare insufficienti per un ripristino della batteria in tempi accettabili. Senza contare i problemi quando gli apparecchi accesi sono molteplici, per esempio l'aria condizionata o gli elettrodomestici. Per porre rimedio a questa situazione bisogna contattare il proprio fornitore del servizio, far modificare il contratto, pagare il dovuto per l’operazione e così via: quanto basta per scoraggiare qualche potenziale cliente. Ancora pochi, però, sanno che tutta questa trafila, con i relativi costi, può essere evitata, almeno fino al 31 dicembre del 2023, grazie a una sperimentazione promossa dall’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, e affidata al Gse, il Gestore servizi energetici. Vediamo nei dettagli di che cosa si tratta.
Il Gestore. Innanzitutto, vale la pena ricordare che Gse è una società del ministero dello Sviluppo economico che ha per scopo la promozione della sostenibilità: le sue aree d’intervento fondamentali sono due, le fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica. Il GSE ha la possibilità di erogare a questi fini degli incentivi economici (nel 2020, ha gestito una cifra complessiva di circa 14 miliardi di euro), anche tramite aste per l’installazione degli impianti per la produzione di energia sostenibile (fotovoltaici, eolici e altri). Inoltre, il Gestore servizi energetici si occupa della promozione della cultura dello sviluppo sostenibile, per esempio con interventi nelle scuole e attività di formazione della pubblica amministrazione, in particolare dei funzionari che lavorano sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico.
L’opportunità. Dall'1 luglio 2021 (e, come detto, fino alla fine del 2023), il Gse offre la possibilità a chi ha la necessità di ricaricare un veicolo elettrico a domicilio e dispone di un contatore con potenza non superiore a 4,5 kW di ottenere, se ha i requisiti necessari, un incremento fino a 6 kW, limitatamente alla fascia oraria notturna e ai week end, cioè quando le reti di distribuzione dell’energia sono meno cariche. L’operazione è completamente gratuita e viene gestita da remoto, senza che il titolare del contratto di energia debba intervenire in alcun modo sull’impianto per attivare l’aumento di potenza.
I vantaggi. Gli studi dell’Arera e del Gse hanno stimato un vantaggio per il consumatore di 200 euro una tantum (i costi dell’operazione relativa al contatore, se sostenuti privatamente) e di 60 euro l’anno. Cifre che possono sembrare modeste, soprattutto a chi ha affrontato l’acquisto di un’auto elettrica, ma alle quali si aggiungono vantaggi non quantificabili, ma reali, di ordine pratico: in primis, la comodità di non doversi rivolgere al proprio fornitore di energia, ma di effettuare direttamente la pratica online con Gse, che ha già provveduto a gestire direttamente i rapporti con le oltre 300 società commerciali del settore presenti a livello nazionale.
I requisiti. Che cosa serve, allora, per accedere a questi benefici? La cosa più importante, oltre alla disponibilità di un contatore elettronico di prima o seconda generazione, è aver fatto installare una wallbox in grado di comunicare i dati all’esterno e di compiere alcune azioni: non è, però necessario sapere nei dettagli quali, perché il sito del Gse riporta l’elenco di circa 300 dispositivi idonei (e se il proprio non rientra tra questi, se ne può fornire la documentazione, comprendente una dichiarazione di idoneità del costruttore). Non si tratta di wallbox particolarmente sofisticate, ma di quelle più diffuse, i cui prezzi partono da 600-700 euro. A questo è necessario aggiungere un certificato d’installazione a regola d’arte, rilasciato dall’operatore professionale che ha realizzato l’impianto. Una volta comunicate le informazioni di base sul sito (dati della fornitura e del dispositivo di ricarica, indirizzo, dati relativi al veicolo da ricaricare e così via) e la dichiarazione di conformità dell’impianto, la richiesta viene approvata solitamente nel giro di un mese o poco più. L’intera operazione è piuttosto semplice, ma ha una scadenza: salvo proroghe dell’iniziativa, infatti, le domande potranno essere inoltrate fino al 30 aprile del 2023.
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