Come combattere l’inquinamento? Sorpresa: per una volta, il Parlamento europeo “dimentica” l’auto e mette nel mirino gli edifici. Lo fa dando l’ok a una direttiva sulle case green che, comunque, ha notevoli implicazioni anche sulla mobilità sostenibile. La parola passa al Consiglio e, se questo dirà sì, il testo entrerà in vigore. I 27 Paesi avranno poi due anni per adeguarsi presentando a Bruxelles un cronoprogramma di efficientamento. Ma facciamo un passo alla volta, iniziando dalle nuove regole per le prestazioni energetiche nell’edilizia, che hanno lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore. La base di partenza è che gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra, stando a una stima della Commissione europea: necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta. Gli Stati potranno attingere a vari fondi (sociale per il clima, il Recovery, di sviluppo regionale).
Cosa cambia. In estrema sintesi, gli edifici privati di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero dal 2030. Per quelli residenziali non di nuova costruzione, gli Stati membri saranno tenuti ad adottare misure per garantire una diminuzione dell’energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030, e di almeno il 20-22% entro il 2035. Altro obbligo: ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030, e il 26% entro il 2033. Dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Stop, quindi, agli incentivi per le caldaie alimentate solo a metano.
Mobilità sostenibile. Novità. Gli Stati dovranno garantire che i nuovi edifici siano "solar-ready", ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. Negli edifici non residenziali con più di cinque posti auto (di nuova costruzione o sottoposti a una ristrutturazione importante) e meno di 20 posti auto, è prevista l’installazione di almeno un punto di ricarica per ogni cinque posti. In più, pre-cablaggio per almeno il 50% degli stalli, così da permettere la successiva creazione di punti di ricarica per veicoli elettrici, cicli assistiti elettricamente e altri tipi di ciclomotori e motoveicoli a due, tre e quattro ruote. Non ultimo, spazi per il parcheggio delle bici elettriche che rappresentano almeno il 15% della capacità media o il 10% della capacità totale degli utenti degli edifici non residenziali. Lo stabilisce l’articolo 14, "Infrastrutture per la mobilità sostenibile". Negli edifici non residenziali con più di 20 posti auto, entro il 1° gennaio 2027 via all’installazione di almeno un punto di ricarica ogni 10 stalli. Nel caso di edifici di proprietà o occupati da enti pubblici, pre-cablaggio per almeno uno su due posti auto entro il 1° gennaio 2033. Regole inedite per gli edifici residenziali con più di tre posti auto: se di nuova costruzione o sottoposti a una ristrutturazione importante, dovranno consentire l’installazione di pre-cablaggio per almeno il 50% dei posti auto.
A tutta ricarica: burocrazia da eliminare. Gli Stati prevedono misure volte a semplificare la procedura per l’installazione di punti di ricarica negli edifici residenziali e no, nuovi ed esistenti. Via gli ostacoli di natura amministrativa, come la necessità di ottenere il consenso del proprietario per un punto di ricarica privato a uso personale: la richiesta di locatari o comproprietari di essere autorizzati a installare infrastrutture di ricarica in un posto auto potrà essere rifiutata solo per motivi gravi. Insomma, basta coi vincoli burocratici. Inoltre, la ricarica intelligente e quella bidirezionale saranno fondamentali nel sistema energetico degli edifici. E che l’Unione Europea punti forte su questo aspetto lo si evince anche dall’infografica presente nel sito Ue: un’intera sezione è dedicata all’auto elettrica.
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