Correva l'anno 1964 quando un francese di origini italiane o, meglio, un italiano diventato francese (a Parigi c'era arrivato per vedere un incontro di pugilato e, rimasto senza soldi, aveva iniziato a lavorare in un'officina, senza più andarsene) metteva le mani su una popolare vettura francese, la Renault 8 nata due anni prima, e la trasformava in una piccola leggenda. L'uomo si chiamava Amedeo Gordini e così anche la sua R8 elaborata, disponibile, come la T di Henry Ford (che era solo nera), in tutti i colori purché fosse blu. Quell'inconfondibile blu dal codice 418, solcato dalle altrettanto caratteristiche strisce bianche.
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Chiusura e resurrezione. Mezzo secolo di storia, dunque. Che ha scolpito questo modello nella memoria degli appassionati. Fino ad allora, e soprattutto tra il '46 e il '51, Gordini si era dedicato soprattutto alle Simca, che aveva portato in gara contro i grandi nomi dello sport, come Ferrari, Maserati, Alfa Romeo. Aveva lottato tanto, con la sua scuderia, Gordini, portandola agli alti livelli, affidando le sue auto a piloti del calibro di Maurice Trintignant, Jean Behra, Juan-Manuel Fangio, il principe del Siam (oggi Thailandia) Bira, il giornalista-pilota Paul Frère. Non bastò: nel '56, l'officina della parigina Porte de Versailles dovette chiudere i battenti. E Amedeo Gordini iniziò, ancora una volta, una nuova vita.
Collaborazione. A metà degli anni Cinquanta, infatti, alla Renault stanno cercando qualcuno che si occupi delle competizioni, importanti per il prestigio della marca. La scelta cade proprio su Gordini, che inizia a collaborare con la Régie nel gennaio 1957, dedicandosi alla Dauphine. Che guadagna una decina di cavalli e un cambio a quattro marce, più efficace. Ma la svolta arriva con la 8, lanciata dalla Renault nel giugno del '62: chiamata, internamente, Progetto 113, ha linee e meccanica più moderna. Dotata inizialmente di un motore da 956 cm³, viene poi affiancata da una versione Major con cilindrata portata a 1.108 cm3: è un successo, tanto che sarà prodotta, insieme alla successiva Renault 10, in oltre 1,3 milioni di esemplari. Gordini ci mette del suo, per rendere la 8 competitiva nelle corse, lavorando su una testata emisferica, montando quattro ammortizzatori posteriori e un servofreno Hydrovac, e lanciando, nel '64, una versione stradale della sua creatura. Dal motore ottiene 95 CV SAE (contro gli 80 della "base"), con una coppia di 10,5 kgm; l'impianto frenante prevede quattro dischi, come sulle sportive di razza. Nonostante le raffinatezze tecniche, le R8 Gordini prodotte tra il '64 e il '65 hanno un prezzo ragionevole: 11.500 franchi, contro i 17.000 chiesti, per esempio, per un'Alfa Romeo Giulia TI.
Lo sport. In gara, la R8 Gordini va forte: già nel '64, Jean Vinatier si aggiudica il Tour de Corse, battendo la più potente Alfa TZ di Rolland; altre R8 Gordini si classificano terza, quarta e quinta. Vinatier si ripete nella Lyon-Charbonnierès del '65, anno in cui Pierre Orsini porterà la vettura blu al successo ancora al Tour de Corse. Un anno più tardi, le Gordini conquistano la prestigiosa Coppa del re nella durissima 24 Ore di Spa-Francorchamps., mentre Piot regala alla Renault il terzo successo consecutivo in terra corsa.
L'evoluzione. Nel '66, la R8 cresce ancora: nasce il modello R 1135 con motore da 1.255 cm3: la potenza sale a 88 CV DIN e la coppia a 11,9 kgm, per una velocità massima di 175 km/h. Merito anche dei due carburatori a doppio corpo della Weber; il cambio acquista un quinto rapporto, mentre la carrozzeria viene proposta con una scelta di coloro più ampia, che comprende anche il bianco, il rosso, il giallo e, in un secondo tempo, anche il grigio e un verde molto british. Tutte sono dotate della calandra a quattro fari, di un nuovo volante in schiuma e di due serbatoi, uno anteriore da 26 litri e uno posteriore da 38. Nasce anche una Coppa che permette, grazie ai costi accessibili, a molti giovani di avvicinarsi alle corse: alcuni di loro faranno una bella carriera. Jean-Luc Thérier, per esempio, e Alain Cudini, Jean-Pierre Jarrier, Jean-Claude Andruet, Jean-Pierre Jabouille? La Renault inizia così una lunga tradizione di trofei monomarca, che raggiungerà il culmine con le gare riservate alle 5 e alle Clio.
Altri successi. Ma i piccoli bolidi bianchi e blu non si accontentano di battagliare tra loro: il palmarès si riempie di successi. Nel 1968, Jean-Pierre Nicolas s'impone, per esempio, nel Rally del Marocco; nel '69, Thérier è quinto assoluto e primo nel Gruppo 1 al Monte Carlo; nel '70, il francese Jannick Auxemer s'impone nel Turismo di serie al Criterium des circuits francese. Mentre si affaccia alle gare la sua erede, la 12 Gordini (che debutta nel luglio del '70), le Renault continuano a correre e vincere un po' dappertutto, dai rally nazionali alle cronoscalate; a furia di elaborazioni, molti esemplari passano al turismo elaborato (Gruppo 2) o finiscono nella categoria "prototipi" (Gruppo 5). In termini di produzione, è un successo: dallo stabilimento di Flins, tra il '64 e il '70, escono oltre 1.000 esemplari di R8 firmate Gordini.
Il "Monte" storico. La Renault non si farà sfuggire l'occasione del cinquantenario della 8 Gordini, partecipando con ben cinque vetture al Rally di Monte Carlo storico (22-29 gennaio). Le 8 Gordini saranno affidate a Jean Ragnotti, Alain Serpaggi, Michel Leclère (vincitore di una Coppa Gordini per debuttanti), Thierry Chacnhel e Gilles Zaffini (collezionisti e concessionari).
Emilio Deleidi
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