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Roma
La ripartenza della Capitale - VIDEO

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Roma riparte. E con essa, simbolicamente, lo fa tutta l’Italia. Lunedì 4 maggio, D-day della Fase 2 nella lotta al coronavirus, è il giorno in cui milioni di italiani, ivi compresi i cittadini della Capitale e i pendolari che quotidianamente la raggiungono, tornano a spostarsi per ragioni di lavoro. Per quanto riguarda i trasporti, Roma affronta la ripartenza sulla base delle indicazioni contenute nell'ordinanza della Regione Lazio, secondo cui bus e metropolitane possono accogliere non più del 50% dei passeggeri consentiti abitualmente, come evidenziato dagli adesivi apposti sui sedili che ricordano all’utenza il divieto di sedersi vicino a un posto già occupato. Le porte anteriori dei bus, per tutelare la salute di chi è alla guida, non vengono aperte e tutti i passeggeri sono sottoposti a obbligo di mascherina, oltre che invitati all’utilizzo dei dispenser di gel igienizzante sistemati nelle stazioni. Il personale di guida, sulla base dei dati registrati dai nuovi contapersone a bordo dei mezzi, ha la facoltà di saltare le fermate in caso venga raggiunto il limite massimo di capienza. Novità anche per quanto riguarda le stazioni: ingressi contingentati e vie d’ingresso separate da quelle d'uscita.

La viabilità. Il Comune punta molto sulla mobilità leggera. Tra le iniziative, è previsto il varo di nuove piste ciclabili transitorie e un incoraggiamento all’utilizzo di monopattini elettrici (con un nuovo regolamento dedicato), biciclette e automobili condivise. Per quanto riguarda le auto private è prorogata l’apertura delle Ztl, mentre le strisce blu tornano a pagamento. Ma cosa significa tutto questo in termini di mobilità? È esattamente la domanda a cui diamo risposta oggi, spostandoci tra le aree nevralgiche della città, raccontando la situazione sui mezzi pubblici e del traffico durante le ore cruciali di questo giorno di ritorno, seppur parziale, alla normalità.

La ripartenza della Capitale -  VIDEO

Dall'Appio al Vaticano, senza problemi. Chi si aspettava una giornata apocalittica per la mobilità capitolina dovrà ricredersi: il temuto collasso di traffico e trasporto pubblico, tra controlli a tappeto per le strade da un lato e accessi contingentati sui mezzi, dall’altro, non c’è. E l'ansia da contagio in una possibile metro affollata svanisce appena arrivati alla banchina di Colli Albani, sulla linea A, nel quartiere Appio: zero fila, persone ben distanziate nell’attesa, anche grazie all’apposita segnaletica e, una volta dentro i vagoni, posti a sedere in abbondanza, nonostante il dimezzamento di quelli disponibili. L'impressione è quella di trovarsi in un tranquillo sabato mattina, più che in un nevrotico lunedì di ritorno al lavoro. Del resto, era prevedibile: nella città dei dipendenti pubblici, sono tanti i lavoratori che continuano a prestare servizio in smart working e, non a caso, tra le poche categorie individuabili sui mezzi ci sono soprattutto i dipendenti dei supermercati con le loro polo d’ordinanza. Mancano ancora i commessi dei negozi di prodotti non essenziali, lo zoccolo duro del commercio cittadino, che dovrebbero riprendere a lavorare nelle prossime settimane e, soprattutto, mancano ancora gli studenti con i loro voluminosi zaini ad affollare il trasporto pubblico. A San Giovanni e Termini, poco cambia: traffico scorrevole, tram e bus vuoti, marciapiedi quasi deserti. Lo sanno bene i tassisti di piazza dei Cinquecento, fermi a chiacchierare con i colleghi in attesa di una corsa che non arriva mai. Ne abbiamo contati una quarantina: mai viste così tante auto bianche tutte insieme a Termini. Normale: in questi giorni è del tutto assente un rumore tipico di hub ferroviari e aeroporti, quello dei trolley in movimento, che per i tassisti rappresenta il pane quotidiano. E la coda dei pendolari in arrivo a Termini è per loro solo un miraggio dovuto ai controlli della temperatura corporea di ciascun passeggero. Nonostante i varchi aperti della Ztl del centro storico, sono ben poche le auto che  si incrociano a piazza Esedra, nelle cui vicinanze le pattuglie della polizia locale e di Stato controllano i rari automobilisti di passaggio. Nella Roma del potere, tra piazza Venezia e piazza del Popolo, fa impressione non incontrare le tante auto blu che solitamente affollano via del Corso. A conti fatti, sono soprattutto le camionette della nettezza urbana i mezzi che qui vediamo più spesso, dopo bus e auto delle forze dell’ordine. Incuriositi, proviamo a chiedere qualche informazione ad alcuni agenti impegnati in un posto di blocco in piazza Risorgimento, a due passi dalla Città del Vaticano: non possono darci informazioni sulle multe e ci invitano a richiederle al comando centrale, ma ci fanno capire che gli automobilisti si stanno comportando bene. "Rispetto ai giorni scorsi non è cambiato molto", è il commento di uno dei due. Insomma, per la vera Fase 2 c’è ancora da attendere.

Il Colosseo di Roma nel primo giorno della Fase 2

Vitinia-Rebibbia. Anche sulla direttrice sud ovest-nord est, non si manifesta la temuta invasione: l’impatto della Fase 2, per fortuna, è meno forte del previsto. In mattinata le persone sulla Roma-Lido sono poche, mentre sulle direttrici parallele della via Ostiense e della via del Mare il traffico c'è, per quanto non particolarmente sostenuto. Di sicuro, è abbastanza evidente la prevalenza del ricorso ai mezzi privati sulle principali rispetto al volume di passeggeri riscontrato su quelli pubblici. Situazione insolitamente tranquilla anche allo snodo di Eur Magliana, affidabile termometro della mobilità in movimento da Ostia verso il centro: ci sono undici automobili parcheggiate nel posteggio di interscambio, per il resto il luogo è deserto. La macchina organizzativa si è mossa bene: nell'orario di punta abbiamo contato corse ogni minuto sulla Linea B e personale di Protezione civile, Croce rossa e forze dell'ordine in ogni stazione. Altro punto nevralgico, altro regno del silenzio: Piazzale dei Partigiani, capolinea degli autobus davanti alla stazione ferroviaria Ostiense, alle 8.32 è irriconoscibile: bus che attendono con le porte aperte passeggeri che non arrivano, molte volanti e moltissimi giornalisti, chi a filmare qualcuno in monopattino, chi gli agenti di polizia. Anche qui, nonostante l'intensità caotica dell'orario di punta, il traffico di auto e motorini c'è eccome. Scene che potremmo definire ferragostane (se non fosse che qui, a Ferragosto, c'è una fiumana di turisti stranieri) sono quelle che ci accolgono sulla direttrice monumentale Colosseo/Fori imperiali, dove il clangore di fondo non deve trarre in inganno: il frastuono dei cantieri per il prolungamento della Linea C riempie un palcoscenico quanto mai insolito, popolato soltanto di autobus semivuoti, auto blu, qualche pedone a spasso con il cane e moltissimi runner. Qualche macchina in più a piazza Venezia, ma basta girare l'angolo per tornare in una Roma solitaria e silenziosa. Nella spettrale stazione Tiburtina, ad accoglierci all'uscita del sottopasso sul piazzale c'è un carabiniere che ci chiede i documenti e ci fa compilare l'autocertificazione. Scambiamo quattro chiacchiere: "Non è il deserto che sembra", ci dice. Sentiamo dalla radio di una lite per un affitto non pagato, interrotta soltanto dopo l'intervento di una volante e di una tentata rapina in un bar. Ci allontaniamo mentre passa un elicottero in divisa. Non ci resta che raggiungere l'ultima tappa della nostra traversata, Rebibbia, che nell'estrema periferia nord-est sembra ancora più desertica, sotto questo sole estivo a picco sui cantieri di via Tiburtina. Ma non è agosto. È soltanto il primo giorno di questa strana, nuova normalità con cui abbiamo appena iniziato a fare i conti.

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