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Quattroruote Next
"La sostenibilità deve essere inclusiva"

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La prima edizione di Quattroruote Next, il forum di Quattroruote sul futuro della mobilità sostenibile, non poteva non essere introdotta dal nostro direttore, Gian Luca Pellegrini: "Il settore automobilistico", ha spiegato Pellegrini, è da alcuni anni alle prese con una "tempesta perfetta", una fase turbolenta e dinamica che presenta al contempo rischi e opportunità. L'attenzione, quindi, deve essere massima e la barra dritta affinché la spinta alla sostenibilità ambientale non lasci indietro nessuno. Perché il progresso "è di tutti, oppure non è". 

Di seguito, una sintesi dell'intervento.

Rivoluzione in corso. "Il Covid ha segnato un prima e un dopo nella storia dell’umanità e altresì un momento catartico per il mondo della mobilità, il cui processo di trasformazione, che già aveva preso abbrivio a partire dal Dieselgate, ha subito stravolgimenti francamente imprevedibili. Per riassumere quanto accaduto in questi tre anni e mezzo userò una formula abusata ma efficace: l’auto ha vissuto la tempesta perfetta. Di questa tempesta, l’onda più grande è stata ed è tuttora il percorso di decarbonizzazione intrapreso dall’Europa volto all’affrancamento dalle fonti fossili. L’Europa ha dato un’accelerazione straordinaria, approvando quel Fit for 55 che stabilisce la roadmap che porta al 2035 e all’abbandono dell’endotermico. Quattroruote non ha nascosto le proprie perplessità per il metodo regolatorio e tecnico. Se proseguire il percorso di decarbonizzazione era doveroso, decidere a tavolino che esiste un’unica soluzione per raggiungere gli obbiettivi ha fatto strame del concetto di neutralità tecnologica e ha tradito un approccio tecnico pregiudiziale".

"La sostenibilità deve essere inclusiva"

Dogma contro realtà. "Sotto il profilo tecnico, l’elettrico è la più grande novità dell’auto da decenni, rappresenta una delle più efficaci soluzioni per ridurre le emissioni locali. Però tali aspetti diventano paradossalmente marginali, a nostro avviso, di fronte alle considerazioni sistemiche che tale cambio di paradigma introduce, a partire dall’assenza di un'adeguata politica energetica volta a far crescere le fonti rinnovabili fino alla cessione di sovranità tecnologica a un regime - quello cinese - abituato a giocare secondo regole che non prevedono reciprocità fra economie concorrenti. L’ingenuità strategica di Bruxelles - preferisco pensare che di ingenuità si tratti - non ha retto alla verifica della realtà".

La Cina e il cambiamento globale. "L'Europa, per inseguire l'obbiettivo della decarbonizzazione, sta rinunciando alla propria impronta industriale e la morsa dei concorrenti globali si fa sempre più stretta. Da un lato, la Cina si fa sotto forte di un vantaggio competitivo sui costi industriali del 30% e del controllo dell’intera filiera elettrica. Dall’altro, gli americani si sono blindati con l’Inflation Reduction Act, chiudendo uno sbocco altrettanto importante. Siamo di fronte a uno shift di portata globale: l’auto sta diventando sempre più un prodotto asiatico. Il 60% dei veicoli prodotti globalmente ha origine nelle fabbriche orientali. Sullo sfondo di un mercato ancora lontano dai volumi pre-pandemia, stanno insomma venendo a galla le implicazioni di una trasformazione progettata inseguendo un’ideologia. È giusto chiedersi se e come la transizione possa essere realizzabile senza compromettere la competitività dell’auto europea. E ce lo dobbiamo chiedere con la consapevolezza che la nave ha ormai lasciato il porto e non vi farà ritorno".

"La sostenibilità deve essere inclusiva"

L'accettazione è un problema. "Il pubblico non sente come proprio il cambiamento e spesso lo vede come una minaccia. Come affrontare questo disincanto collettivo, che si riflette in uno spettacolare e generale rifiuto dell’elettrico, considerato un gioco da happy few che si possono permettere di ostentare la loro sensibilità ambientale? Sicuramente, una leva può essere quella di rimodulare il meccanismo degli incentivi, come chiesto dalle associazioni, includendo flotte e aziende e alzando la soglia di spesa. Ma se non vogliamo spingere fuori dal mercato centinaia di migliaia di persone è necessario agire in modo più incisivo sul circolante. Si tolgano dunque le tasse - tutte - dai passaggi di proprietà in caso di miglioramento della classe ambientale e si reintroducano gli incentivi usato contro usato varati nel 2021 e vanificati da un’applicazione bizantina e dalla speculazione di alcuni dealer".

Il nostro contributo. "Basterà? No. Serve uno sforzo collettivo per raccontare i valori positivi della transizione senza assecondare posizioni pregiudiziali il cui unico risultato è di radicalizzare il dibattito. Bisogna agire sulla consapevolezza della collettività. Per farlo è necessario un cambio di passo nella narrazione. La politica ha contribuito a polarizzare il confronto. Analoga strumentalizzazione è stata sovente ripresa dai media, con qualche eccezione. Mi piace pensare che fra queste eccezioni ci sia Quattroruote. E la stessa industria, che ha tutti gli interessi affinché la transizione prenda abbrivio, sembra muoversi in ordine sparso, dando messaggi talora contraddittori che non scalfiscono il muro d’indifferenza della gente. Mi affido alle parole di Luca de Meo in una recente intervista: "C'è bisogno di fonti credibili, che spieghino i vantaggi e anche i limiti dell'elettrico. Per questo una corretta informazione passa per i media specializzati, che hanno il compito di guidare il consumatore andando in profondità: altro che gli influencer". Dal canto nostro, ci proveremo. La nostra intenzione, infatti, è di raccontare come l’evoluzione tecnologica dell’automobile sia parte integrante di un processo di cambiamento etico che investe la società, non un compliance product fatto per schivare le multe comunitarie. Per farlo, affiancheremo alla nostra usuale produzione nuovi prodotti editoriali. Il primo si chiama Volt, nasce come allegato al numero di novembre ma inevitabilmente avrà una declinazione digitale sui vari canali del sistema Quattroruote".

Il progresso deve essere per tutti. "Ci stiamo avviando su una strada che porta a negare il diritto alla mobilità privata a un numero sempre maggiore di persone. La società è pronta per questa rivoluzione copernicana? L’industria subirà passivamente il suo ridimensionamento? Dobbiamo accettare l’idea che la motorizzazione di massa sia ormai un’utopia? A noi, che siamo nati nel 1956 proprio per accompagnare un’onda di cambiamento che iniziava a travolgere la società, questa prospettiva non piace. Attenzione, non stiamo dicendo che l’automobile debba invadere le città. Troppe macchine ferme nel traffico fanno male alle città e pure alle macchine stesse. È imperativo ridurre il tasso di motorizzazione con mezzi davvero a emissioni zero, il che significa sviluppare a velocità ben superiori alle attuali le fonti d’energia rinnovabile. Ma dev’essere un processo graduale che non lasci nessuno indietro. Un percorso virtuoso in cui i nuovi paradigmi della mobilità si fondino su una diversa consapevolezza volta all’inclusione, non alle prerogative di chi può. L'intento di Quattroruote Next è di riportare al centro del dibattito pubblico - coinvolgendo i principali stakeholder della mobilità - i principi di concretezza, neutralità tecnologica e uguaglianza, ricordando che la sostenibilità è un valore democratico, e non un privilegio. Il progresso, o è di tutti oppure non è".

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