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1000 Miglia
"1000 Forme", l'aerodinamica che ha plasmato la Freccia Rossa

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Al Ridotto del Teatro Grande di Brescia si è tenuto il talk "1000 Forme – disegnate per vincere", un evento organizzato da 1000 Miglia in collaborazione con Quattroruote e Ruoteclassiche. L'incontro ha offerto un'occasione unica per addentrarsi nell'evoluzione stilistica delle vetture che hanno fatto la storia della corsa più bella del mondo, focalizzandosi sull'intreccio tra tecnica, estetica e spirito competitivo.

Nomi di prim'ordine. Protagonisti del dibattito, moderato da Marco Pascali e Laura Confalonieri, vicedirettori rispettivamente di Quattroruote e Ruoteclassiche, sono stati nomi autorevoli del car design come Luciano D’Ambrosio, Mario Vernacchia, Andrea Zagato, Pietro Camardella e Paolo Mazzetti, che hanno discusso ampiamente dell'impatto dell'aerodinamica sulle automobili. La Giulietta Sprint è stata citata come esempio di successo commerciale, con le oltre 40.000 vetture prodotte. E riuscì a farsi notare anche alla 1000 Miglia: nel 1957 una Sprint Veloce si classificò al decimo posto assoluto con i fratelli Sgorbati, battendo vetture molto più potenti grazie alla sua agilità e tenuta di strada. Pietro Camardella l'ha definita "la fidanzata d'Italia".

Tra Bat e gallerie del vento. Ampio spazio è stato dedicato all'ingegno di Franco Scaglione e all'applicazione dei principi aerodinamici in modelli come le BAT 5, 7 e 9. Si è evidenziato come il design cercasse la performance, con il cofano basso e le "pinne molto chiuse verso il posteriore" per migliorare la stabilità rettilinea e la risposta al vento laterale, come notato da Paul Frère sulla BAT 5. Anche l'influenza dei parabrezza sulla velocità è stata sottolineata, ricordando come le prime gallerie del vento in Italia, come quella della Pininfarina del 1972, abbiano rivoluzionato lo stile.

Il veterano. Un momento saliente è stata la testimonianza di Alfredo Coppellotti, veterano della 1000 Miglia storica del 1953, 1954 e 1955. L'ex pilota ha raccontato di come lui e tanti altri ragazzi puntassero a finire la gara nel tempo massimo più che a cercare una posizione di rilievo, narrando di come si guidava una Topolino a 98 km/h, o una Renault 4CV a 130 km/h, mantenendo una media di 91 km/h su 1.624 km di gara, che venivano percorsi in circa 20 ore continuative. Al tempo non c'erano roadbook o indicazioni, ma delle rudimentali frecce rosse attaccate ai muri, che spesso venivano prese dai ragazzi del posto come cimelio. Coppellotti ha anche descritto la "tensione unica" che provava alla guida e la determinazione dei piloti che la correvano con qualsiasi automobile. Ricorda anche il pubblico dell'epoca, che ha descritto come "entusiasta più di adesso, ma anche un po' più indisciplinato".

Tra restomod e originalità. La discussione ha poi virato sul futuro del collezionismo, con Paolo Mazzetti che ha spiegato come il fenomeno del restomod e delle repliche nasca spesso da "motivi sostanzialmente economici". Mentre il Comitato 1000 Miglia ha ribadito che secondo i prorpri dettami, l'auto "deve essere come è uscita dalla fabbrica nel giorno di costruzione", anche se sono accettate le cosiddette "ricostruzioni didattiche", esemplari unici non classificabili ma essenziali per "far vedere un esemplare eccezionale a chi non ha mai visto un modello di quel tipo".

Preservare per il futuro. Fulvio D'Alvia, ceo di 1000 Miglia, ha concluso l'incontro sottolineando che la "1000 Miglia non è soltanto una gara sportiva, ma è sempre stata anche un laboratorio di ricerca di trasferimento tecnologico". Questo patrimonio di conoscenze è fondamentale per l'industria italiana e non deve essere disperso, con 1000 Miglia impegnata a mantenerlo vivo, anche attraverso progetti per le nuove generazioni.

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