La decisione, si sa, era nell'aria da tempo. A fine febbraio prossimo, Ron Dennis non sarà più il capo della McLaren F.1. Lascerà il trono al suo vice storico, Martin Withmarsh, che sarà al via del Mondiale 2009 come responsabile di tutto. Ma non abbandona il ruolo di grande capo, nonché azionista al 20% che, sommato a quello di Mansour Ojjeh del McLaren Group, suo partner di sempre, fa una quota che gli assicura il controllo di fatto dell'azienda (il restante 60% è frazionato fra Mercedes e investitori arabi).
"Tengo a sottolineare che la decisione è mia al 100%", ha dichiarato Ron alla presentazione della nuova McLaren F.1. "E non parlatemi di pensionamento: continuerò ad andare ad alcuni Gran Premi, la passione è troppo grande per rinunciarvi. Ma era tempo per lasciare in altre mani il controllo di tutto".
E oggi, con Dennis dietro la linea di trincea, è giusto chiedersi quale McLaren sarà quella del futuro. Perché Ron, con tutti i suoi difetti fra i quali è difficile dimenticare l'antipatia, la prosopopea, la pretesa di essere considerato sempre e comunque dalla parte dell'innocenza, è stato per la McLaren un eccezionale manager. Uomo dalla visione estremamente allungata verso il futuro, anche se ignoto o quasi. La rilevò a fine anni 70 da Teddy Mayer, avviandola a nuova vita e tornando a vincere a metà anni 80 con il motore Porsche, e a cavallo fra 80 e 90 con la Honda. Rischiò mettendo insieme in squadra due campioni (e anche primedonne) come Senna e Prost, con il risultato di vederli conquistare quattro titoli piloti di fila (tre per Ayrton) fra il 1988 e il 91. Inventò la partnership con Mercedes, con la quale la McLaren gareggia dal 1996 conquistando tre titoli piloti (1998 e '99 con Hakkinen; 2008 con Hamilton) e solo una iride costruttori, nel '98.
Ma soprattutto, Ron Dennis è stato un grande protagonista della F.1 moderna, riuscendo a tenere posizioni anche estreme contro il Potere sportivo e contro Bernie Ecclestone. Non c'è dubbio che Withmarsh (con Dennis in un'occasione di gala nella foto in alto) non potrà non tremare pensando a un simile paragone.
Foto da www.f1.com
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