Se la Formula 1 non ha fornito nelle ultime gare grandi soddisfazioni alla Ferrari, la Casa di Maranello può consolarsi con i risultati finanziari. La Rossa continua, infatti, a macinare record su record e il secondo trimestre non è da meno nonostante i segnali negativi lanciati da diversi grandi produttori.
Consegne in crescita grazie alle V12. Nel dettaglio, la Ferrari ha consegnato, tra aprile e giugno, 2.463 vetture, 131 in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso in scia, soprattutto, alle performance dei modelli a 12 cilindri (+22,6%). A trainare le V12, a loro volta, è stata la 812 Superfast, che ha compensato la debolezza della F12berlinetta, giunta ormai a fine produzione, della F12tdf, che nel 2017 ha concluso il suo ciclo di vita, e della LaFerrari Aperta, che sta per terminare il suo ciclo di produzione limitato. I modelli V8 hanno invece visto una sostanziale stabilità (+1%), ma solo grazie alla famiglia 488, mentre le prime, limitate consegne della Ferrari Portofino hanno in parte compensato la fine produzione della California T.
Ricavi stabili, ma utili in aumento. I ricavi si sono attestati a 906 milioni, con un calo di solo 4 milioni di euro addebitabile, per lo più, alla contrazione delle forniture di motori alla Maserati (-20,2%) e alle conseguenze negative del deprezzamento del dollaro, dello yen e della sterlina inglese rispetto all'euro. A cambi costanti, comunque, la Ferrari avrebbe registrato una crescita dell'1,4%. Tutte in miglioramento, in alcuni casi anche consistente, sono risultate le altre voci reddituali per effetto non solo dei maggiori volumi delle consegne, ma anche del miglior mix di prezzo determinato anche dal rincaro dei listini e dalle prime consegne della J50. Il margine operativo lordo, rettificato per le componenti straordinarie, è dunque salito del 7% arrivando a 290 milioni per un margine sui ricavi in miglioramento dal 29,4% al 31,9%, mentre l'utile operativo, sempre rettificato, è aumentato da 202 milioni a 217 milioni per un'incidenza sul fatturato passata dal 21,9% al 23,9%. L'utile netto è infine cresciuto del 18,1% arrivando a 160 milioni.
Debito stabile. Nel trimestre le attività industriali della Ferrari hanno prodotto flussi di cassa per 93 milioni di euro, un dato influenzato dagli investimenti per 127 milioni effettuati per sostenere l'ampliamento e l'ibridizzazione della gamma di prodotti e quindi la crescita dei volumi prevista per il 2019-2022. Al 30 giugno 2018 l'indebitamento industriale netto, una volta riacquistate azioni proprie per 30 milioni e pagati dividendi per 136 milioni, si è attestato a 472 milioni, sostanzialmente in linea con i 473 milioni della fine del 2017.
Target confermati, a metà settembre il piano. Nonostante siano state molte le case automobilistiche che nelle ultime settimane hanno lanciato avvertimenti su un possibile andamento negativo nei prossimi mesi, la Ferrari ha invece confermato gli obiettivi al 2018: le consegne sono previste al di sopra delle 9 mila vetture, incluse le supercar, i ricavi superiori ai 3,4 miliardi, l'Ebitda ad almeno 1,1 miliardi, l'indebitamento industriale netto inferiore ai 400 milioni e gli investimenti intorno ai 550 milioni. Ulteriori dettagli sull'andamento saranno resi noti a metà settembre. Il management, da pochi giorni guidato da Louis C. Camilleri, ha in programma di illustrare i piani e le iniziative in atto per raggiungere gli obiettivi di medio termine al 2022 in occasione di un incontro con la comunità finanziaria organizzato a Maranello il 17 e il 18 settembre prossimi. Al momento, sulla base di quanto comunicato pochi mesi fa in occasione della pubblicazione dei conti del primo trimestre, si sa solo che la Casa di Maranello punta a raggiungere un Ebitda adjusted di 2 miliardi e un free cash flow industriale di 1,2 miliardi entro il 2022 e di azzerare l'indebitamento industriale netto entro il 2021.
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