Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha colto l'occasione del Tavolo Automotive per annunciare non solo i nuovi incentivi, ma anche una novità di natura operativa. In sostanza, il 2024 sarà utilizzato per verificare il funzionamento delle agevolazioni ed eventualmente procedere con una loro revisione. "Questo è un anno sperimentale", ha spiegato Urso al termine dell'incontro a Palazzo Piacentini. "Se l'obiettivo dell'aumento della produzione di auto nel nostro Paese non verrà raggiunto, dal prossimo anno le risorse del fondo automotive saranno indirizzate non più a incentivare i consumi, ma a sviluppare nuovi investimenti produttivi nel nostro Paese, anche di riconversione produttiva, e una seconda casa automobilistica in Italia". In sostanza, per il 2024 gli incentivi dovranno stimolare la domanda, ma se non saranno abbastanza efficaci saranno rivisti per sostenere direttamente l'offerta e in particolare quella di origine italiana.
Gli obiettivi. Durante il tavolo, il ministro ha aggiunto che i nuovi incentivi per l'auto vanno "in tre direzioni, convergenti: sostenibilità ecologica, sociale e produttiva. Il primo obiettivo è infatti quello di stimolare la rottamazione delle auto altamente inquinanti, Euro 0, 1 2 e 3, che sono ancora il 25% del parco circolante nel nostro Paese; il secondo è di aiutare soprattutto le famiglie con redditi bassi, attraverso un sistema graduale che prevede agevolazioni più significative per i nuclei con Isee fino a 30 mila euro. Infine, si punta a incentivare la produzione nel nostro Paese che negli ultimi anni si è drasticamente ridotta, malgrado gli incentivi andati prevalentemente (sino all'80%) a vetture prodotte in stabilimenti esteri, anche della stessa Stellantis".
Serve un cambio di rotta. "È un piano che si fonda nella convinzione che si debba assolutamente cambiare rotta rispetto a quanto successo negli ultimi anni", ha aggiunto Urso. "Se quest'anno il trend non dovesse cambiare, nonostante le ingenti risorse che stiamo mettendo in campo, destineremo le ulteriori risorse del 'fondo automotive' esclusivamente a sostegno della nostra filiera e per incentivare nuovi stabilimenti produttivi nel nostro Paese''. Tra l'altro, il ministro è tornato sulla questione di un ingresso dello Stato nel capitale di Stellantis: "Nell'incontro avuto nei mesi scorsi con Tavares e nei vari con la proprietà Elkann ho ricevuto una richiesta specifica per una spinta a far cambiare la normativa sugli Euro 7, che a loro avviso avrebbe strozzato Stellantis. E questa cosa è stata fatta, perché abbiamo ottenuto una inversione di rotta in Europa. Se Tavares ritiene che l'Italia debba fare come la Francia, che ha aumentato la sua partecipazione attiva in Stellantis, ce lo chiedano. Se il problema è 'fate come la Francia', qual è la terza richiesta che ci farete? La differenza tra noi e la Francia è che loro sono nel capitale azionario e noi no. Allora fateci una richiesta: se vogliono una partecipazione attiva, se ritengono sia necessario, possiamo discuterne".
L'azienda conferma i suoi impegni. Al tavolo hanno ovviamente partecipato anche alcuni rappresentanti di Stellantis, a partire dal responsabile Corporate Affairs Italia, Davide Mele: "Oggi abbiamo gli strumenti adeguati per aiutare un mercato che da troppo tempo non riusciva a imboccare la giusta strada della transizione energetica, relegando l’Italia a fanalino di coda europeo nello sviluppo dell’elettrificazione", ha detto il manager. "Ora possiamo metterci tutti ai nastri di partenza, portare la nostra energia collettiva e le nostre competenze, per ottenere il miglior risultato e rilanciare anche la produzione delle vetture elettriche e Hybrid che già produciamo a Mirafiori, Melfi e Pomigliano. Ribadisco ancora una volta il nostro forte impegno nei confronti del Paese. Abbiamo l’obiettivo comune, insieme al governo, alla filiera, ai sindacati e a tutti coloro che vivono tutti i giorni questo settore, di sostenere la produzione di veicoli in Italia nei prossimi anni con l’ambizione di raggiungere anche il famoso milione di veicoli".
No alla demagogia. "Stellantis è fortemente impegnata in Italia e lo ha fatto in modo concreto negli ultimi anni per soddisfare la domanda del mercato", ha proseguito Mele. "L'azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi, tra cui la gigafactory di Termoli e il Battery Technology Center di Mirafiori". Quanto alle recenti polemiche politiche, "ciò che conta è la proiezione verso il futuro che intendiamo sostenere in tutti gli stabilimenti, lasciando la demagogia fuori dalla porta. Dobbiamo concentrare le nostre energie per trovare una convergenza per una soluzione che porti alla sostenibilità delle nostre attività in Italia, nel contesto dell'offensiva cinese sul mercato automobilistico europeo. Questa è la posta in gioco, niente di più e niente di meno. Stellantis è più che mai convinta che se ogni stakeholder farà la sua parte, in modo concreto e proattivo, l’automotive nazionale potrà tornare a recitare il ruolo che si merita in un panorama europeo sempre più incerto".
Sindacati insoddisfatti. Infine, non va sottovalutata la generalizzata insoddisfazione espressa dai rappresentanti sindacali. "È sicuramente positivo che siano stati varati i nuovi incentivi per i veicoli elettrici, ma pensiamo che gli incentivi dovrebbero essere maggiormente finalizzati alla risoluzione dei problemi dei lavoratori", affermano Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm, invitando ilggoverno a passare da "una polemica confusa a una proposta concreta. A Stellantis chiediamo responsabilità sociale verso il suo indotto, al Governo una politica industriale che supporti le imprese impegnate nelle riconversioni". Dello stesso avviso Samuele Lodi e Maurizio Oreggia della Fiom-Cgil: "Un piano di soli incentivi non basta, incentivare la domanda dovrebbe essere l'atto finale di una politica industriale sul settore dell'automotive nel suo complesso". Roberto Benaglia della Fim-Cisl parla poi di tavolo "utile ma parziale, in quanto ha affrontato il tema degli incentivi per la rottamazione delle auto e la vendita di auto più ecologiche, ma non è sufficiente come politica del governo". Insomma, come afferma Roberto Di Maulo della Fismic, per rilanciare l'industria automobilistica italiana "gli incentivi non bastano".
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Nuovi incentivi 2024 - Urso: "Se non funzionano, saranno indirizzati su nuovi investimenti produttivi"
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