Gli Stati Uniti potrebbero vietare l’importazione delle auto connesse provenienti dalla Cina. Lo ha dichiarato la segretaria al Commercio Gina Raimondo, a conclusione dell’indagine lanciata dalla Casa Bianca lo scorso febbraio. Un’inchiesta nata per capire se le auto cinesi importate possano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, dal momento che "raccolgono grandi quantità di dati sensibili sui conducenti e sui passeggeri, e utilizzano regolarmente sensori e telecamere per registrare informazioni dettagliate sull’infrastruttura degli Stati Uniti".
Le ipotesi sul tavolo. "Dobbiamo analizzare tutta la documentazione raccolta e decidere quali azioni vogliamo intraprendere", specifica la responsabile del Dipartimento del Commercio, senza però indicare una tempistica precisa. "Potremmo prendere provvedimenti estremi, ossia dire di no in toto a queste auto, o cercare una qualche forma di contenimento del problema". Già in passato la Raimondo aveva espresso preoccupazione per le informazioni raccolte dalle auto connesse provenienti da Pechino: "Raccolgono ingenti quantitativi di dati sui cittadini americani, chi sono, cosa dicono in macchina, quali sono le loro abitudini di guida. Questo tipo di minaccia va presa molto sul serio".

La risposta dei produttori. Le Case costruttrici, rispondendo al governo federale, hanno sottolineato le difficoltà nel rivedere la tecnologia legata alla connettività delle loro auto per alleviare le preoccupazioni. L'Alliance for Automotive Innovation, in ogni caso, si è detta disponibile a sviluppare un’infrastruttura per la tecnologia e i servizi connessi delle auto che possa risolvere il problema, senza trascurare però i costi di un’operazione di questo genere, che inevitabilmente finirebbero per ricadere sul consumatore.
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