Il Tavolo Automotive tenutosi ieri, 7 agosto, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha deluso i rappresentanti dei maggiori sindacati italiani. Il motivo? Dopo oltre un anno di incontri, discussioni, colloqui e vertici, non c'è ancora l'atteso accordo tra governo e Stellantis per il rilancio delle produzioni automobilistiche italiane. Anzi. I sindacalisti sono preoccupati per le continue frizioni tra Palazzo Chigi e il gruppo guidato da Carlos Tavares e chiedono all'unisono di passare dalle parole ai fatti.
Le richieste della Uilm. È il caso dei leader della Uilm. "A Governo e Stellantis - affermano Rocco Palombella e Gianluca Ficco - chiediamo di arrivare finalmente a un accordo sul futuro dell’automotive in Italia. Le polemiche che durano ormai da troppo tempo stanno aggravando una situazione già fortemente critica. Vogliamo parlare di progetti di sviluppo, di nuovi modelli che vadano al più presto in produzione, di strumenti strutturali che consentano di aumentare la produzione di veicoli in Italia che oggi è al minimo storico". I due sindacalisti tornano quindi a chiedere "politiche industriali concrete e strutturali" e invitano tutte le parti in causa alla "massima responsabilità".
La posizione della Fim-Cisl. Dello stesso avviso Ferdinando Uliano della Fim-Cisl, secondo il quale la riunione di ieri sarebbe stata utile solo con la "sottoscrizione di un protocollo per il settore". "Purtroppo dopo un anno non è così", afferma Uliano, ribadendo la preoccupazione per una situazione "complessa" e la richiesta di "politiche industriali che guardino a tutti gli attori del settore".
Le critiche della Fiom-Cgil. Non dissimile la posizione della Fiom-Cgil. Per Michele De Palma e Samuele Lodi, "è ora di passare ai fatti" con "un accordo complessivo sul settore con una dotazione straordinaria di risorse economiche e normative per la giusta transizione". Inoltre, "è ora che Stellantis, pilastro dell’industria dell’auto in Italia, chiarisca i piani su marchi, modelli e stabilimenti e le previsioni di budget sui volumi". "Un anno di confronto non ha determinato cambiamenti", aggiungono De Palma e Lodi, sottolineando il forte aumento della cassa integrazione, i mancati investimenti su R&S e produzione, il calo dei volumi produttivi e le crisi dell'indotto per rimarcare le accuse di un progressivo disimpegno del gruppo nel nostro Paese.
Fismic e Uglm. Analoghi inviti a chiudere il tavolo delle discussioni per passare a fatti concreti sono stati lanciati anche dai sindacati non confederali. "È giunto il momento di arrivare alla firma del protocollo di intesa, dove ognuno sarà chiamato a fare la propria parte per creare quelle condizioni utili a salvaguardare e sviluppare il settore Automotive in Italia", avverte Sara Rinaudo della Fismic, mentre Antonio Spera dei metalmeccanici della Ugl chiede di "giungere a un protocollo d’intesa nel tempo più breve possibile".
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