Oliver Zipse, amministratore delegato del gruppo BMW, torna a ribadire l'importanza di una strategia improntata alla diversificazione e non limitata all'elettrico: "Il nostro approccio aperto alla tecnologia è orientato al mercato", ha detto il dirigente alla presentazione del bilancio 2024. "Ci consente di sfruttare appieno il potenziale disponibile in tutti i mercati e le regioni. Non facciamo distinzioni tra motori a combustione, ibridi plug-in, veicoli completamente elettrici o, dal 2028, auto alimentate a idrogeno. Nessuno padroneggia questa diversità tecnologica meglio di noi. Lo confermano numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Il nostro approccio sta ottenendo sempre più riconoscimento anche negli ambienti politici. Pure i nostri concorrenti stanno virando verso la nostra strategia. Abbiamo dimostrato che apertura tecnologica, crescita e riduzione della CO2 sono compatibili".
I pilastri del futuro. "La nostra strategia è solida e ci fornisce un percorso chiaro da seguire", ha continuato Zipse, per cui la propensione alla neutralità tecnologica fa da base alla fiducia nel futuro, insieme ad altri pilastri come l'equilibrio della presenza geografica a livello globale ("la nostra produzione segue il mercato e la nostra gamma di prodotti si allinea alla domanda"), un portafoglio marchi forte e, soprattutto, la "Neue Klasse", piattaforma "senza precedenti, per forma e sostanza, nella storia del gruppo BMW".

I nuovi prodotti. La Neue Klasse debutterà con il lancio tra il 2025 e il 2026 di due modelli, la berlina i3 e la Suv iX3 prodotta a Debrecen a partire dalla fine di quest'anno. Ma c'è spazio per molto altro: "Fino al 2027, lanceremo sul mercato più di 40 modelli BMW nuovi o aggiornati, da quelli elettrici a quelli ibridi plug-in fino ai veicoli con motori a combustione", ha continuato Zipse. "Ognuno avrà il Dna della Neue Klasse". A cambiare sarà praticamente tutto: la dinamica di guida, i motori, le batterie, la progettazione, la digitalizzazione e il design.
I conti. I piani per il futuro hanno il loro peso sui conti. Solo l'anno scorso, il gruppo ha investito oltre 18 miliardi di euro su nuovi modelli o impianti, con un aumento che, insieme ad altri fattori, si è riflesso sulla redditività. Il conto economico si è rivelato in linea con gli obiettivi rivisti al ribasso lo scorso settembre per tener conto degli oneri legati ai sistemi frenanti difettosi e del rallentamento della domanda in Cina. I ricavi, pari a 142,380 miliardi, sono scesi dell'8,4%, nonostante le consegne siano calate del 4% a 2,45 milioni di veicoli (escluse le moto), mentre l'utile operativo è sceso del 37,7% a 11,7 miliardi; l'utile pre-tasse è calato del 35,8% a 10,97 miliardi, pari a un margine del 7,7% (11% nel 2023) e i profitti del 36,9% a 7,7 miliardi. Le sole attività Automotive hanno registrato un fatturato di 124,92 miliardi (-5,6%) e un utile operativo di 7,9 miliardi (-39,2%), con un'incidenza sui ricavi del 6,3%, in calo rispetto al 9,8% del 2023, ma in linea con l'obiettivo del 6-7%.
Le prospettive. Gli investimenti hanno avuto un peso soprattutto sulla generazione di cassa: i flussi sono passati da 6,94 a 4,85 miliardi, ma nel quarto trimestre si sono attestati a oltre 5 miliardi, compensando i deflussi dei mesi precedenti. Il gruppo, che ha deciso di tagliare da 6 a 4,3 euro il dividendo per le azioni ordinarie, prevede diversi miglioramenti per il 2025 anche per effetto del previsto calo degli investimenti rispetto al picco dell'anno scorso. Malgrado sfide quali l'intensificazione della concorrenza in Cina o i dazi, sono previsti una "lieve crescita" delle vendite anche per la piena dispobilità di novità come le BMW Serie 5, X3 e Serie 2 Gran Coupé, e un "leggero" aumento del peso delle elettriche. Tuttavia, le politiche protezionistiche statunitensi sono destinate ad avere un impatto sulla reddiitività con oneri per almeno 1 miliardo di euro: l'utile pre-tasse di gruppo è visto stabile e il margine operativo Automotive tra il 5 e il 7%. La riduzione degli investimenti, invece, spingerà i flussi di cassa a superare i 5 miliardi. A ogni modo, i vertici hanno avvertito di possibili deviazioni delle prospettive a causa di "cambiamenti nelle condizioni politiche e macroeconomiche", a partire da "un'intensificazione delle tensioni commerciali globali, sotto forma di ulteriori aumenti tariffari".
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