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Industria e Finanza

Intervista a Filosa
"Jeep, espansione integrale"

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Vi riproponiamo l'intervista ad Antonio Filosa, neo ad del Gruppo Stellantis, pubblicata sul numero di Quattroruote di giugno 2024: allora, il top manager era il numero uno del brand Jeep, per cui ha tracciato una strada precisa verso il futuro.

Che cosa potrebbe accadere se l'Europa dovesse fare marcia indietro sullo stop alla vendita di auto termiche nel 2035? E come si risponde all'avanzata dei costruttori cinesi? Sono tempi di sfide importanti, per i manager dell'auto. Soprattutto se guidi un marchio come Jeep, il cui campo d'azione oggi travalica segmenti di mercato e confini geografici. Spazia da Suv compatte come la Avenger a modelli con prezzi a sei cifre o quasi, come la Grand Wagoneer. E dall'Europa fino al Sud del mondo, passando per la patria natia – nonché roccaforte commerciale –, ovvero gli Usa. A partire dallo scorso novembre, il volante di uno dei brand più iconici (e redditizi) di Stellantis è stato affidato ad Antonio Filosa. Italianissimo (di origini napoletane e laureato in ingegneria al Politecnico di Milano), è entrato alla Fiat nel 1999, arrivando a dirigerne le operazioni nei mercati sudamericani, ruolo che poi ha ricoperto per l'intero gruppo, prima d'insediarsi appunto ai vertici del marchio di fuoristrada. Nuovi modelli, strategie di crescita, tecnologie, lotta alla Cina: il manager partenopeo traccia le linee guida per il presente e il futuro del costruttore statunitense.

Se il bando alle endotermiche previsto per il 2035 tornasse in discussione, avete un piano B?
Il nostro piano per il futuro è il Dare Forward 2030, che prevede diverse strategie. La principale guarda all'elettrico: puntiamo a raggiungere, entro il 2030, quote del 100% in Europa, del 50% negli Usa e del 20% in Brasile. Il mondo, sull'argomento, è diviso in due. Il Nord spinge per l'elettrificazione, mentre il Sud ha deciso in maniera differente: basti pensare al Brasile, che punta molto sull'etanolo, pulito come l'elettrico ma più competitivo. Attualmente, nel Nord del mondo c'è un po' di confusione. L'indirizzo politico che è stato preso viene ora messo in discussione. Perciò noi avremo sempre un piano B. Possiamo contare su piattaforme molto versatili e, a differenza di alcuni nostri concorrenti, siamo decisamente forti anche in regioni come Sud America, Medio Oriente e Africa. Tuttavia, la nostra traiettoria è disegnata dal Dare Forward e, come dicevo, in Europa prevede di arrivare al 100% di elettrico entro il 2030. Nel frattempo, se i politici decideranno diversamente, ci adatteremo.

Ma nel Vecchio Continente l'elettrico sta rallentando. E l'Italia è uno dei Paesi in cui fatica di più…
Sì, l'Italia non è tra i Paesi più rapidi nell'adozione di Bev. Anche perché vi sono molti vincoli. Uno è la rete d'infrastrutture, che in alcune regioni o località è meno presente. Un altro è la struttura degli incentivi, che sono stati annunciati ormai da diverso tempo, ma non stanno arrivando: speriamo succeda a breve. In ogni caso, abbiamo tutto per crescere in questo Paese, dove vanno ancora forte le auto con motore a combustione e le mild hybrid. Abbiamo già una quota di mercato del 4,6%, che è ottima per un brand di sole sport utility. Quando finalmente scatteranno i contributi all'acquisto, la domanda di sicuro aumenterà.

In Germania, a marzo, le vendite di elettriche sono calate del 30% rispetto all'anno precedente. In parte proprio perché il governo ha interrotto gli incentivi: per quanto ancora la quota di mercato dipenderà dai sussidi statali?
Per crescere, è necessario essere competitivi al punto che un'auto elettrica sia venduta a un prezzo di transazione simile a un'equivalente endotermica. E per riuscirci dobbiamo raggiungere, sia noi sia i fornitori, certe economie di scala. I cinesi sono già a questo punto: fanno Bev che sono del 30% più competitive di quelle assemblate dai costruttori occidentali. Non so quanto tempo servirà per conseguire questo obiettivo, ma dobbiamo far sì che il costo totale di produzione diventi simile a quello attuale delle soluzioni termiche.

Che cosa ne pensa dei concorrenti cinesi che stanno entrando in Europa? Li vede come una minaccia?
Sono competitor molto forti e riconosciuti, soprattutto a livello di tecnologia e digitalizzazione. Nei loro confronti, credo che abbiamo ancora qualcosa in più: la forza del nostro marchio, l'unicità di ciò che facciamo. Ovviamente, ci rapportiamo a loro, specialmente ai più qualificati, che sono concorrenti, ma anche attori dai quali imparare. In Stellantis abbiamo stretto una partnership con la Leapmotor, che prima era una nostra rivale. Dai costruttori cinesi possiamo apprendere qualcosa in termini di competitività, che è guidata dal costo totale di produzione, a sua volta determinato da un modello di business davvero unico. E poi c'è la tecnologia, con la quale ci confrontiamo ogni volta. Quindi sì, da un lato sono una minaccia: avversari forti, soprattutto in Europa e in Sud America. Ma la concorrenza è anche positiva, perché porta a migliorarsi.

Antonio Filosa – Chief Executive Officer, Jeep® Brand

Filosa ha guidato la crescita della Jeep in Brasile, che per il brand è il mercato dai maggiori volumi al di fuori degli Usa. In America Latina è stato a capo anche dei marchi Alfa Romeo (dal 2016) e Maserati (dal 2018).

Qual è la sua posizione su eventuali dazi nei loro confronti?
Qualunque siano gli accordi geopolitici o le tariffe che i Paesi stabiliranno, dovremo adattarci allo scenario seguendo le nostre direttrici di crescita, che sono tre. Anzitutto, localizzare le produzioni dov'è più conveniente per i costi totali, in modo da essere più competitivi. Secondo, pur avendo una strategia di elettrificazione molto forte e ben definita, dovremo guardare anche ad altre opportunità, ove possibile: avere, dunque, più flessibilità in materia di energia. La terza linea è costituita dall'offerta di prodotto, che stiamo rinnovando profondamente. Con la Recon, la Wagoneer S e altre novità. Una delle quali si vedrà tra non molto.

La Jeep appare sempre più focalizzata sull'Europa. Possiamo aspettarci altri modelli compatti?
Si tratta di un mercato molto importante per globalizzare la presenza del brand, che l'anno scorso ha venduto 1 milione di esemplari nel mondo: il 70% in Nord America (Usa, Canada e Messico), il 15% in Europa, il 14% in Sud America e l'1% negli altri continenti. Ci sono opportunità per consolidarsi o crescere in alcuni Paesi europei, come, per esempio, l'Italia. Dove l'Avenger è stata accolta con grande entusiasmo e sta ottenendo ottime performance. Adesso avrà una gamma più completa con l'aggiunta della versione a trazione integrale, la 4xe.

Quanto una Wrangler elettrica sarebbe importante per mostrare il know-how del suo marchio nel campo delle elettriche? E quando arriverà?
Sappiamo già che la versione plug-in ha capacità superiori rispetto alla Wrangler non elettrificata. Quindi, possiamo immaginare che cosa potrà offrire la variante full electric, con una batteria molto potente e ad alta densità energetica. Sarà fantastica, ma ancora non sappiamo con esattezza quando potrà essere lanciata sul mercato. Prima godiamoci altre novità, a partire dalla Recon.

Che per l'Europa sarà la prossima. In anticipo sulla Wagoneer S…
Sì, la strategia è opposta rispetto a quella prevista negli Stati Uniti, dove la produzione della Wagoneer S elettrica prenderà il via nel terzo trimestre di quest'anno, con commercializzazione a partire dal mese di settembre od ottobre al massimo. Sarà soltanto a trazione integrale, con funzioni per l'off-road che la sua rivale diretta, la Tesla Model Y, non ha. In Europa, invece, vedremo la Wagoneer S molto più avanti. Prima (cioè alla fine dell'anno prossimo, ndr), arriverà la Recon, che invece sul mercato americano andrà a ruota della grande Suv. Entrambe sono elettriche, anche se la Recon è costruita su una piattaforma molto versatile. Dunque, non escludiamo altre motorizzazioni per il futuro, a cominciare dall'ibrido: ci sono valutazioni in corso.

La Jeep è l'unico, vero, brand di off-road di Stellantis. Quanta influenza avete nello sviluppo delle piattaforme condivise?
Dal momento che abbiamo un Dna forte, richiediamo tante soluzioni su misura. Che riguardano vari aspetti. Le Jeep necessitano di un design e di un engineering specifici. Ma anche, e soprattutto, di forniture selezionate. Avere un marchio con queste caratteristiche implica poi investimenti ad hoc. Dunque, il nostro lavoro influenza molto le piattaforme proprio per le esigenze espresse. In Stellantis la sinergia è importante. Anzi, è tutto. Ma noi abbiamo bisogno di specificità. A partire dal 4x4.

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Intervista a Filosa - "Jeep, espansione integrale"

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