La Porsche archivia un primo semestre negativo, coi profitti che crollano a 1,01 miliardi, il 67% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. In ribasso tutti gli altri indicatori, con consegne giù del 6,1% a 146.391, ricavi a 18,16 miliardi (-6,7%) e margine lordo del 5,5% contro il 15,7% precedente. Il flusso di cassa netto del settore automobilistico è stato di 394 milioni di euro (1,12 miliardi l’anno prima).
Le cause. A pesare sono il calo della domanda nel segmento premium e di lusso in Cina, i dazi Usa all’importazione e la transizione elettrica più lenta del previsto: “Affrontiamo sfide significative in tutto il mondo", commenta Oliver Blume, Ceo sia del Gruppo Volkswagen, sia della controllata Porsche. "Questa non è una tempesta che passerà. Il mondo sta cambiando radicalmente, e soprattutto in modo diverso da quanto ci si aspettasse solo pochi anni fa. Alcune delle decisioni strategiche prese allora appaiono oggi sotto una luce diversa”.
Si cambia. Alla luce di queste condizioni, il management di Zuffenhausen parla di “ridimensionamento”, “riallineamento strategico” e “misure per ricalibrare l’azienda”, fra cui tagli di personale. Obiettivo, dice Jochen Breckner, membro del Consiglio di amministrazione per Finanza e IT, “rafforzare la nostra redditività e resilienza”. La società “avvierà le trattative con i rappresentanti dei dipendenti su un secondo pacchetto di provvedimenti. Per preparare Porsche al futuro, discuteremo approcci di ampia portata”. A inizio 2025, l’azienda aveva annunciato tagli di 1.900 posti di lavoro nell’area di Stoccarda entro il 2029, in modo socialmente responsabile.
Stime. Considerando i futuri dazi Usa del 15%, la Casa continua a prevedere un fatturato compreso tra 37 e 38 miliardi di euro: le stime includono gli effetti relativi al riallineamento strategico, pari a 1,3 miliardi di euro.
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