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Industria e Finanza

Jeep Renegade
Addio a un simbolo dell'era Marchionne

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Forse la Jeep Renegade non rimarrà scolpita nell'immaginario collettivo, ma la sua importanza strategica per il gruppo Fiat e per l'industria dell'auto italiana è fuori di dubbio. Pochi giorni fa, è arrivata la notizia dello stop produttivo della Suv compatta a Melfi, in Basilicata. Nulla che non si sapesse già da tempo. Tuttavia, ogni qualvolta un modello, di qualsiasi marchio o costruttore, esce di produzione, è sempre un colpo al cuore per qualsiasi impianto industriale, ancor di più per una fabbrica e un intero territorio che proprio grazie alla Renegade e alla sua gemella, la Fiat 500X, hanno trovato linfa vitale e grande ricchezza. È il caso quindi di ripercorrere la storia di una delle vetture simbolo dell'operato di Sergio Marchionne e della sua visione strategica.

Addio a un simbolo dell'era Marchionne

L'importanza della Renegade

Per iniziare bisogna tornare indietro nel tempo. Nel 2009 si concretizza l'alleanza tra il gruppo Fiat e la Chrysler, un'operazione voluta e perseguita da Marchionne con l'obiettivo di dare un respiro ancor più internazionale all'azienda italiana. Negli anni successivi, si procede con la progressiva conquista del controllo del costruttore americano da parte del Lingotto e nel 2014 si arriva alla fusione vera e propria tra le due società e alla contestuale creazione della Fiat Chrysler Automobiles. La nuova realtà inizia però a produrre benefici già negli anni precedenti grazie ad alcuni punti fermi dell'accordo firmato da Marchionne con l'Amministrazione Obama per salvare e rilanciare la Chrysler. Uno di questi è la condivisione di tecnologie. Su queste basi viene prima sviluppata la quinta generazione della Jeep Cherokee, poi seguita dalla Renegade, che però, a differenza della sua sorella ha sin da subito connotati ben diversi perché rappresenta una novità assoluta per il marchio americano non solo in termini di posizionamento di mercato: è il primo modello di una strategia di espansione sia commerciale sia produttiva. 

20 dicembre 2021: una data storica

Facciamo un altro passo indietro. Siamo nel 2010 e Melfi è alle prese con continui scioperi e manifestazioni di protesta: i lavoratori chiedono garanzie occupazionali e certezze per il futuro. La Fiat Punto, con tutte le due declinazioni, non basta a sostenere le attività della fabbrica ed è ciclico il ricorso agli ammortizzatori sociali. Servono nuove assegnazioni di prodotto, che Marchionne prima promette e poi garantisce facciano leva sui benefici dell'alleanza con Chrysler. Tra il 2011 e il 2012, si fanno strada le prime speranze di rilancio. Poi arriva il giorno fatidico: il 20 dicembre del 2012 inizia un'operazione che proietta la fabbrica lucana su una nuova dimensione. Marchionne, insieme all'allora presidente del consiglio dei ministri, Mario Monti, partecipa a una cerimonia dai molteplici risvolti perché segna l'inizio di un piano di investimenti da oltre 1 miliardo di euro. Servono ad ammodernare l'impianto e a prepararlo alla produzione di due due nuovi modelli. Uno è la Fiat 500X, il secondo è della Jeep. E non è una Jeep qualsiasi, perché è la prima a essere assemblata al di fuori degli Stati Uniti.

Addio a un simbolo dell'era Marchionne

Dalla Basilicata al mondo

Passa poco più di un anno e al Salone di Ginevra del 2014 viene svelata la Renegade: è destinata a conquistare il segmento delle Suv compatte, di particolare rilevanza in Europa, ma per Marchionne è anche il punto di partenza per espandere la presenza del marchio americano in tutto il mondo. E questa espansione ha il suo fulcro a Melfi. Lo stabilimento viene completamente rinnovato e diventa non solo il polo di riferimento del World Class Manufacturing, ma anche l'emblema di un intero sistema produttivo: la fabbrica lucana è l'archetipo su cui viene progettato lo stabilimento di Goiana, nello Stato brasiliano del Pernambuco. Melfi produce la Renegade per oltre 100 mercati e i suoi volumi esplodono. E lo stesso avviene per l'organico e per le esportazioni della Basilicata.

Il 'miracolo' lucano

Basta qualche numero, estratto dai report della Fim-Cisl, per comprendere l'impatto su Melfi della Renegade e della 500X. Se alla fine del 2013 i volumi si fermano a 115.000 unità, nel 2024 si sale a 123 mila e nel 2015 si assiste a un vero e proprio boom: la fabbrica lucana sforna 390 mila veicoli, di cui quasi 190 mila del marchio americano. La crescita dei volumi va di pari passo con l'aumento della forza lavoro. All'inizio del 2015 si chiude il ricorso agli ammortizzatori sociali e tutti i lavoratori rientrano in fabbrica. Al contempo, parte un corposo piano di assunzioni, che nel giro di un anno porta la forza lavoro a superare i 7.200 effettivi. A Melfi approdano autobus carichi di operai e maestranze da tutte le aree limitrofe, ma arrivano lavoratori anche da altre regioni del Sud Italia. E a Melfi giungono tecnici da tutto il mondo per apprendere i dettami del WCM e imparare dagli italiani come si producono le automobili. Ne beneficia anche l'economia della Basilicata, con le produzioni di Melfi a fornire gran parte del contributo al boom delle esportazioni: solo nel primo semestre del 2025, l'export cresce di ben il 130%. Il 2025 è l'anno dei record per Melfi e tutta la regione.

Addio a un simbolo dell'era Marchionne

La nuova era 

Negli anni successivi, i volumi si stabilizzano su livelli inferiori anche per la progressiva perdita di appeal della Fiat Punto, che, dopo oltre 25 anni di carriera, esce di produzione nell'agosto del 2018 e viene sostituita due anni dopo dalla Jeep Compass. Tra il 2017 e il 218, i volumi si mantengono sopra le 330 mila unità, ma dopo si assiste a un costante calo: 248.100 nel 2019, 229.848 nel 2020, 163.643 nel 2021, 163.793 nel 2022. Il 2023 si chiude in ripresa grazie a oltre 170 mila veicoli. Poi, anche per l'uscita di scena della 500X, avviene il crollo: poco più di 62 mila modelli nel 2024 e appena 26.850 nei primi nove mesi del 2025, l’87% in meno rispetto al pari periodo dell'anno precedente. Intanto, l'erede di Fiat Chrysler, il gruppo Stellantis, annuncia nuove produzioni e l'arrivo di quattro novità tutte elettrificate e prodotte sulla piattaforma Stla Medium. Si inizia con la N°8 e si prosegue con la nuova Compass, ma sono in arrivo anche la Lancia Gamma e, probabilmente, una sorella Opel. Ma i tempi della piena occupazione sono ormai lontani. La Fim-Cisl, nel suo ultimo report, parla di 57 giorni di fermo collettivo gestiti con Contratto di Solidarietà, per un totale di 187 turni persi e di circa 3.050 lavoratori coinvolti ogni giorno da contratti di solidarietà. Dal 2021, circa 2.370 persone hanno lasciato l'azienda grazie a uscite volontarie incentivate e l'organico è sceso a 4.670 addetti, ma di questi 350 sono in trasferta presso altri stabilimenti. Melfi è entrata in una nuova era e le speranze di rilancio sono alte, ma l'epoca di Marchionne e i fasti della Renegade sono, forse, irripetibili. 

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