In questi giorni i giornali hanno dato un po' di numeri: 21 mila dei 137 mila dipendenti in odore di licenziamento, tra 12 e 20 le fabbriche da chiudere, il 40 per cento dei seimila rivenditori da eliminare. Basterebbero queste cifre a dare l'idea dell'impatto che il fallimento pilotato di General Motors, la cui procedura è stata ufficialmente aperta lunedì 1° giugno, avrà sul tessuto sociale americano.
È facile intuire il disastro che avrebbe potuto profilarsi senza l'intervento dello Stato. Un intervento rischioso, che farà del Governo il principale azionista con il 60% del capitale, ma che il presidente Barack Obama ha dipinto come inevitabile. Di certo si tratta di una svolta epocale. Non è la prima volta che lo Stato interviene a salvare una grande azienda simbolo del Paese, basti pensare alla Chrysler di Iacocca negli anni 80. Ma in questo caso il Governo diventa imprenditore, sovvertendo un dogma del capitalismo d'Oltreoceano, tanto che la stampa Usa ha già ribattezzato GM "Government Motors".
"Non siamo interessati a gestire direttamente la GM", si affrettano a precisare a Washington, lasciando intendere che la Casa Bianca farà un passo indietro non appena GM sarà in grado di camminare da sola. Si pensa che la procedura fallimentare non sarà rapida come quella della Chrysler, anzi potrebbe durare oltre un anno. La procedura fallimentare non riguarda le attività europee di GM che sono state conferite a una nuova società la Adam Opel Gmbh con il trasferimento della maggioranza delle azioni a un trust indipendente, mentre, chiusa la partita con la Fiat, proseguono i negoziati sui dettagli con la cordata guidata da Magna.
Intanto, con il via libera dato dal Tribunale fallimentare di New York l'altro giorno, nasce la nuova Chrysler dell'era Fiat. Il giudice Arthur Gonzales ha approvato la vendita alla Fiat sostenendo che essa si tradurrà in un maggiore ritorno per gli azionisti rispetto alla liquidazione della società e che ogni indugio ulteriore comporterebbe un aggravio di perdite e costi per Chrysler. Con il disco verde alla vendita, la Chrysler dovrebbe uscire dalla procedura di amministrazione controllata nel giro di alcune settimane. "Per quanto il momento attuale sia un capitolo estremamente difficile, la nuova compagnia, i suoi clienti, dipendenti e fornitori possono ora iniziare una nuova pagina della propria storia", ha affermato il presidente e amministratore delegato di Chrysler, Bob Nardelli, che con ogni probabilità uscirà di scena non appena la nuova società sarà formalizzata.
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