A prima vista possono sembrare tutti uguali: neri, tondi, al massimo con intagli di varia foggia, più o meno grandi. E troppo spesso ci si dimentica di loro. Scordando che, invece, i pneumatici sono tra i componenti più importanti di un’auto: a loro è affidata la nostra sicurezza e, in ultima analisi, la nostra vita. Del resto, attraverso la loro piccola area di contatto con la strada, detta impronta a terra, si scambiano tutte le forze che consentono di accelerare, frenare, curvare, sull’asciutto come sul bagnato come pure sui fondi a scarsissima aderenza, neve, ghiaccio, fango o sabbia che siano. A loro spettano compiti come sopportare il peso della vettura e assorbire le asperità della strada, ma anche permettere a dispositivi elettronici ormai essenziali, come l’Abs e l’Esp, di mettere in atto i loro preziosi interventi. Ancora: ai pneumatici è chiesto pure di dissipare la minore quantità di energia possibile, per limitare il consumo di combustibile, dando così il proprio contributo alla lotta per la decarbonizzazione dei trasporti. Compiti gravosi, insomma, a fronte dei quali spesso le gomme non ottengono una nostra adeguata attenzione.
Sono fatti così. La letteratura tecnica suddivide tradizionalmente il pneumatico in quattro parti fondamentali. La prima è costituita dalla copertura, ovvero la gomma vera e propria; le altre sono il cerchio, la valvola o la camera d’aria e l’aria in pressione. Sono tutte parti essenziali, di nessuna delle quali si può pensare di fare a meno. La copertura è formata da componenti tessili e metallici e da elastomeri, mescole di gomma naturale e sintetica con altri ingredienti, come vulcanizzanti, rinforzanti e plastificanti: la loro miscelazione dà al pneumatico le caratteristiche di comportamento volute, che possono variare sensibilmente. La parte strutturale più importante è, invece, la carcassa, costituita da un tessuto di raion, nailon o poliestere, impregnato di gomma. Nei pneumatici radiali, adottati di norma ormai da decenni sulle auto, le cordicelle della carcassa sono disposte nella direzione dei raggi che escono dal centro della ruota (il nome deriva proprio da questa caratteristica). Per garantire la stabilità del battistrada, si impiegano due anelli di tessuto metallico sovrapposti, con cordicelle dalla direzione incrociata ad angoli di 20 o 30 gradi, dette cinture. Alla base dei fianchi si trova poi un’anima, costituita da fili di acciaio affiancati e sovrapposti (il cerchietto), sopra la quale un inserto di gomma molto rigida - il tallone - irrobustisce la parte inferiore del fianco. La parte esterna dei fianchi, invece, è formata da uno strato di gomma resistente all’abrasione. Infine, il battistrada: è la parte che garantisce il contatto con il suolo ed è costituito da mescole di gomma studiate per offrire ottime caratteristiche di aderenza, sull’asciutto e sul bagnato, e di resistenza all’usura. Gli incavi e gli intagli, ricavati nella gomma, servono a evacuare l’acqua così da evitare che il pneumatico galleggi sul fondo bagnato (il cosiddetto aquaplaning), garantire precisione di guida e ridurre la rumorosità. Ci sono poi gomme con disegni specifici, pensati per usi come la guida invernale o l’off-road.
Prendetevene cura. Forse sarete sorpresi da tanta complessità, di cui difficilmente ci si accorge nell’uso quotidiano. Eppure, non prendersi cura delle gomme della propria auto può significare molto: rischiare un incidente, anche grave se la copertura è danneggiata; consumare di più o di meno, a seconda che la pressione di gonfiaggio sia o no corretta; aumentarne o ridurne l’usura, sempre in base alla pressione o alla rotazione sugli assi; muoversi con maggiore o minore sicurezza, quando sono prescritte le gomme invernali; incappare in eventuali sanzioni, se non si rispetta la normativa in vigore. In questa sezione del sito trovate tutte le regole, le prescrizioni e i consigli per viaggiare in sicurezza.
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